Il messaggio di violenza, fanatismo e morte che caratterizza l`azione criminale dell`Isis ha una inquietante capacità di attrazione non solo nell`area in cui agisce ma anche in Occidente, e in Europa in particolare, come testimonia il fenomeno dei foreign fighters.
I rapporti insani tra gran parte dei popoli mediorientali e le loro dirigenze politiche, ha prodotto l`esplosione di una crisi enorme in quelle società. E noi in virtù di una impressionante superficialità dí analisi ci siamo illusi che quella crisi potesse sfociare nel fenomeno delle primavere arabe. Il radicalismo estremista ha quindi sequestrato l`Islam ed è ormai il primo nemico dei musulmani. Oltre alle violenze cui abbiamo assistito, l`azione dell`Isis accresce la confusione nell`area e destabilizza politicamente in modo molto più profondo di quanto non colpisca militarmente. Di conseguenza è un pericolo serio per l`Occidente ma lo è innanzitutto peri Paesi del Golfo. Non siamo dunque di fronte a uno scontro di civiltà, ma a un pericoloso progetto politico che solo l`unità di cristiani, musulmani e laici potrà sconfiggere. Sul piano militare l`Occidente dovrà fare la sua parte, ma questa guerra si vince solo se le grandi potenze della Regione saranno le protagoniste principali. La sfida sarà quindi lunga, e non potrà risolversi solo nell`azione militare. E lo ha ben compreso per primo il presidente Obama. Per motivazioni più legate allo scontro politico interno americano e alla nuova narrativa che lo descrive ingiustamente come un presidente debole e rinunciatario in politica estera, nei giorni scorsi Obama è stato attaccato per aver atteso troppo tempo nell`autorizzare una azione militare contro l`Isis. Non è stato così. Quel tempo è stato necessario per prendere atto del bilancio fallimentare del governo Al Maliki con l`assurda marginalizzazione dei sunniti. E molto opportunamente Obama ha atteso la richiesta di intervento da parte degli attori regionali. Il governo americano ha quindi agito con ragionevolezza.
L`indispensabile aspetto militare non sarà sufficiente per vincere questa guerra se non sarà accompagnato da un adeguato processo politico che aiuti la stabilizzazione dell`area, tenuto conto della articolata mappa di timori e interessi interni alla coalizione internazionale.

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