Introdurre la consultazione dei cittadini, degli enti locali e più in generale dei ‘portatori di interesse’ (stakeholder) nella fase progettuale per la realizzazione delle opere pubbliche di grandi e medie dimensioni, per prevenire il conflitto sociale ed accorciare i tempi dei cantieri. E’ l’obiettivo del disegno di legge sul ‘Debat Public’, modello già adottato in Francia e presentato dal Pd al Senato, che è stato illustrato in una conferenza stampa nella Sala Nassirya dai firmatari Stefano Esposito, vicepresidente della Commissione Lavori Pubblici, Stefano Vaccari, segretario della Commissione Ambiente e Daniele Borioli, della Commissione Lavori Pubblici.
Il disegno di legge è ‘agganciato’ alla riforma del Codice degli appalti, il cui esame è iniziato nella Commissione Lavori Pubblici di Palazzo Madama e per questo il Pd ha chiesto di incardinarlo al più presto.
‘E’ una proposta per fare più velocemente le opere pubbliche e per farle bene – ha spiegato Daniele Borioli – Si tratta di svolgere in modo trasparente e pubblico una consultazione con tutti coloro che possono essere coinvolti, per recepire le proposte già nella fase progettuale ed evitare il conflitto sociale per la realizzazione di opere come autostrade, ferrovie, gasdotti’.
Il ddl prevede che la consultazione sia curata da una Commissione nazionale di garanzia per il dibattito pubblico, un’autorità amministrativa indipendente composta da 7 componenti e finanziata attraverso lo 0,5 per mille del costo delle opere stesse.
Le infrastrutture sottoposte sono quelle di rilevanza strategica nazionale, forte rilevanza socio-economica o impatto significativo sull’ambiente, a partire da un valore di 100 milioni di euro e che riguardino un bacino di utenza di 250 mila abitanti. Ma la procedura può essere richiesta anche per opere minori, dal proponente, da un consiglio regionale o da enti locali rappresentativi almeno di 250 mila persone, da 50 deputati o da 25 senatori o da 250 mila cittadini. Almeno sei mesi prima di avviare le procedure per l’autorizzazione, chi vuole realizzare un’infrastruttura presenta il progetto di fattibilità alla Commissione nazionale per il dibattito pubblico, che avvia la consultazione, al termine della quale, e comunque entro 6 mesi, redige un rapporto contenente istanze e proposte emerse. In caso di loro accoglimento, chi realizza l’opera avrà diritto ad un dimezzamento dei tempi delle procedure autorizzative.

‘Il 62,7 per cento delle opere contestate – ha sottolineato Stefano Vaccari – è del comparto elettrico e il fronte di opposizione più caldo è per le centrali a biomasse, quelle idroelettriche e i parchi eolici. Svolgere un dibattito pubblico su queste opere significa anche integrarle meglio nell’ambiente’.
‘Il dibattito pubblico non si sostituisce alla Valutazione di Impatto Ambientale o alle altre procedure, come la Conferenza dei Servizi, ma è chiaro che un ampio consenso popolare su un’infrastruttura, ottenuto magari con una modifica del progetto iniziale, consente di accelerare i tempi e di risparmiare’. Un dettaglio di non poco conto, se si pensa che i tempi di realizzazione delle grandi opere sono passati da 11,1 a 14,6 anni.

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