“900 mila donne che non studiano e non lavorano rappresentano una delle più gravi emergenze sociali ed economiche da mettere al centro dell’agenda politica del Paese” lo dichiara la senatrice Pd Valeria Fedeli. “Le misure messe in campo finora – prosegue Fedeli – come il blocco dei licenziamenti o gli ammortizzatori sociali hanno senz’altro contribuito a contenere le conseguenze della pandemia sul mondo del lavoro. Ma i dati ci dicono che le donne sono state e restano le più colpite e le più discriminate tanto che a ottobre, secondo l’Istat, crescono solo occupati uomini. La difficoltà di conciliare lavoro e impegni familiari tutta a carico delle donne, già strutturale nel nostro Paese, è andata aumentando nell’ultimo anno e mezzo. In tante, in troppe sono state costrette a rinunciare al lavoro, a ridimensionare fortemente la propria attività professionale e prospettive di carriera con un impatto molto negativo sulla propria autonomia economica e quindi di vita. Fin dal maggio del 2020 abbiamo posto il tema, fuori e dentro il Parlamento, della necessità di un piano straordinario per l’occupazione femminile. L’inserimento nel Pnrr della clausola di priorità per l’assunzione di donne nelle imprese che si serviranno dei fondi del Recovery è stato un passo importante. Ma non basta. Le donne vanno messe in condizione di poter lavorare e per questo serve riequilibrare il peso delle responsabilità di cura e familiari tra donne e uomini. Ecco perché il Parlamento dovrebbe con urgenza iniziare l’esame del disegno di legge n. 2125 depositato in Senato al prima firma Nannicini-Fedeli per l’equità di genere nel tempo dedicato al lavoro e alla cura dei figli e che contiene, tra le altre misure, congedi perfettamente egualitari tra madri e padri, part time di coppia, misure a sostegno delle imprese e servizi territoriali di aiuto alla genitorialità. Di fronte agli ultimi dati dell’Ispettorato del lavoro per cui su 42mila dimissioni di neo genitori nel 2020 il 77% sono state dimissioni di donne madri, va velocemente e urgentemente cambiato il paradigma dell’idea assistenzialistica della conciliazione tutta a carico delle donne che blocca la partecipazione femminile al mondo del lavoro e adottata quella della condivisione tra donne e uomini”.


Ne Parlano