di Luigi Zanda
Sono contrario ad approvare leggi elettorali con il 51 per cento. A mio parere le leggi elettorali, così come le grandi riforme costituzionali, devono essere approvate con una maggioranza più larga possibile. Fatta salva l’ipotesi che qualche gruppo faccia ostruzionismo e si autoescluda strumentalmente.
Non bisogna fare gli errori compiuti nel 2005, quando il centrodestra approvò il Porcellum a colpi di maggioranza, con il solo intento di creare difficoltà al futuro governo Prodi. Obbiettivo che poi fu peraltro centrato.
Vedo in questi giorni eccessive polemiche sull’eventualità di spostare dell’esame della legge elettorale alla Camera. La realtà è che non c’è nessuno scippo, non è importante dove si incardina la legge elettorale. È importante che si faccia una buona legge. 
Voglio ricordare che durante il governo Monti le forze politiche si erano avvicinate moltissimo all’obiettivo di un’intesa su una riforma elettorale che avrebbe garantito la governabilità. Non vedo perché non dovrebbe succedere di nuovo. Le fibrillazioni politiche, le scissioni al centro e nel centrodestra, i cambi di leadership hanno sicuramente reso più difficile, negli ultimi mesi, il cammino della legge elettorale. Ma è una cosa fisiologica.
Il Pd vuole ripartire dal doppio turno. Non per un nostro interesse di parte, ma perché è l’unico sistema che assicura rappresentatività, con il primo turno, e governabilità con il secondo. E ripeto: a mio parere le leggi elettorali, così come le grandi riforme costituzionali, devono essere approvate con una maggioranza più larga possibile. Facciamolo.