Ha superato il primo scoglio del voto in aula, ma sul ddl Cirinnà sono probabilmente destinati ad abbattersi marosi ben più consistenti. La fotografia che emerge da questi mesi di dibattito, alla luce del diniego opposto dallo stato maggiore del Pd alla libertà di coscienza sui 9 emendamenti presentati dai, è quella di un partito lacerato al suo interno da forti contrapposizioni sui temi etici. Esemplare la vicenda dell`utero in affitto, demandata dai dem alla solenne promessa di proclamarlo «reato universale», ma soltanto dopo il voto. A esprimere i sintomi di un disagio montante, è il senatore del Pd Stefano Lepri. «Noi cattolici del Pd combattiamo la nostra battaglia con serenità ma anche con grande fermezza», spiega mentre è alle prese con il voto in aula. «E anche se confidiamo che il partito possa dare voce a un disagio che è anche quello di ampia parte del nostro Paese confessa – è evidente che sui temi sensibili sussistono divisioni ampie che possono indurre chi è accomunato da una certa sensibilità etica ad aggregarsi e a compiere in futuro scelte diverse».
Senatore, a fronte dei nove emendamenti sui quali avevate chiesto libertà di coscienza, Zanda ve ne ha concessi soltanto tre. deluso?
«Ci era stato chiesto lo sforzo di ridurre al minimo gli emendamenti sui temi sensibili. E così abbiamo fatto. La partita però è ancora aperta. Noi speriamo ancora di arrivare a un punto di equilibrio».
Ma come si fa a fare una dichiarazione d`intenti contro l`utero in affitto, per poi reputare intoccabile la stepchild adoption? Non le sembra paradossale?
«La maternità surrogata, nel caso della coppia composta da due uomini, è la condizione necessaria per avere un figlio, e l`avere il figlio in quel modo è la condizione necessaria per adottare il figlio del partner. Di errori e forzature ne sono stati commessi parecchi: inutile negare che abbiamo assistito a contraddizioni e ipocrisie. Si è pensato soprattutto alle istanze dei destinatari della legge, piuttosto che alle conseguenze per i bambini. Abbiamo fatto notare peraltro che la stepchild adoption verrebbe approvata già con l`articolo 3: non ci sarebbe alcun bisogno di arrivare all`articolo 5. Nessuno ha smentito la circostanza: ci auguriamo perciò che tutto questo sia riconducibile alla buona fede. Diversamente sorgerebbero sospetti spiacevoli».
Uno stralcio della stepchild adoption è ormai impossibile.
«Un confronto con gli esperti avrebbe fatto bene a tutti. Il Parlamento è diviso, ma su tutto si è imposto la fretta. Non ci resta che andare a votare il testo e gli emendamenti e vedere che cosa succede. Non necessariamente la politica è sempre l`arte della mediazione».
Onde evitare “stratagenuni”, lei ha firmato un emendamento, sul quale è stata concessa dal Pd libertà di coscienza, che prevede l`affido rafforzato in luogo dell`adozione. Votarlo non è la migliore prova per stornare i sospetti che gravano su quanti vorrebbero sdoganare le madri in affitto?
«La proposta sottoscritta da una trentina di colleghi trova un consenso ben più ampio, perché assicurala piena funzione genitoriale all`affidatario e prevede la continuità affettiva anche nel caso di morte o di separazione del genitore biologico. E non si legittimano le forzature utilizzate per procreare: il partner non genitore non diventa genitore legittimo. Il bambino, continua ad avere un padre e una madre».
La scollatura tra l`anima laica e quella cattolica è ormai netta. Vi sentite ancora a casa vostra, nel Pd?
«Le sollecitazioni di cui ci siamo fatti portatori sono state avanzate perché noi cattolici del Pd siamo
consapevoli di avere un supplemento di responsabilità. Abbiamo condotto la nostra battaglia con spirito inclusivo perché reputiamo che la tenuta dei valori dem coincide con la tenuta dei valori del Paese».
La maggioranza del partito, evidentemente, non la pensa così. Si è sancita una rottura tra partito e
Paese?

«Le divisioni esistono. Ma parlare di una rottura è prematuro. Il difficile equilibrio tra culture politiche diverse interroga l` anima cattolica del partito. I temi etici potrebbero perciò essere forieri divisioni condivise e scelte diverse, capaci di aggregare sensibilità comuni intorno a battaglie che possano rappresentare appieno la maggioranza del Paese».


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