Caro Presidente, la nuova amministrazione regionale ha dato importanti segnali ai cittadini: decisi tagli ai costi della politica; il progetto delle case della salute che, attraverso la medicina di prossimità, potrà segnare una svolta nell’assistenza sanitaria; l’utilizzo di tutti i fondi europei per il 2013; un quadro di sviluppo regionale in cui le province sono considerate in pieno. Anche il nostro territorio ha avuto le giuste attenzioni, lo dimostrano, ad esempio, l’importante accordo di programma siglato per il rilancio dell’economia dell’area nord della nostra provincia ed il rifinanziamento della legge 46 per il sud del frusinate. Per questo ha destato sorpresa la decisione di spostare il centro di medicina trasfusionale dall’ospedale Spaziani di Frosinone a Tor Vergata (Roma). Una decisione in controtendenza con quanto finora visto ed annunciato dai programmi dell’amministrazione Zingaretti, tra l’altro senza la doverosa concertazione con gli addetti ai lavori di zona. La riorganizzazione della rete dei servizi trasfusionali non appare improntata nell’ottica delle reali esigenze del territorio, mettendo anche a rischio l’attenzione ai temi della qualità e della sicurezza del prodotto trasfusionale. E’ bene ricordare che la nostra Provincia ha una diffusione delle attività di raccolta sangue su tutti i presidi ospedalieri del nostro territorio che garantiscono, nonostante la viabilità non eccellente, che il prodotto possa essere lavorato entro le 6 ore dal prelievo per ottenere la produzione di plasma fresco congelato di categoria B cioè il plasma finalizzato all’ottenimento di farmaci ed emoderivati quali albumina, Ig vena, Fattori attivatori ed inibitori dell’emostasi per il quale l’Italia non risulta essere ancora autosufficiente. Infatti il Centro Trasfusionale di Frosinone è stato il primo nella Regione Lazio a produrre le più alte percentuali di plasma di categoria B arrivando fino al 94% nel 2012. Per questo non si comprendono i motivi dello spostamento a Tor Vergata, che provocherebbe una distanza dei punti di raccolta del nostro territorio oltre 100 km, rendendo non compatibile una lavorazione rapida delle unità con conseguente decremento di produzione di plasma B. In più questa scelta appare anche antieconomica, considerate le distanze. Diversamente il SIMT di Frosinone rappresenterebbe realmente il crocevia più consono per la zona sud, sud ovest del Lazio. Senza tralasciare che il declassamento del centro trasfusionale di Frosinone a raccolta e distribuzione del sangue svilirebbe anche le capacità e le professionalità tecniche acquisite negli anni dagli operatori del settore. Un centro che ha i requisiti tecnologici, strutturali ed umani per poter continuare a portare avanti l’attività di lavorazione del plasma nella provincia di Frosinone, impendendo una perdita notevole per l’intera sanità territoriale. Per tutte queste ragioni rivolto un appello accalorato all’amministrazione regionale per ripensare e rimodulare il provvedimento.

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