“Come in una fiaba dei fratelli Grimm, Ignazio Marino ha rotto l’incantesimo che teneva addormentata la principessa delle città italiane. Dopo Empoli, Pisa e Firenze, che fecero da apripista nei primi anni ’90, tutte le principali città italiane, da Bologna a Bari, da Napoli a Cagliari fino a Torino e Milano si sono dotate nel tempo di quel registro, insieme a centinaia di comuni grandi e piccoli. Roma no: per vent’anni è rimasta addormentata come Rosaspina, perché non si poteva dare questo dispiacere al Vaticano. Grazie a Marino e all’assemblea capitolina oggi anche la capitale dice al parlamento che è ora di svegliarsi e di approvare al più presto una legge .” Così Sergio Lo Giudice, senatore del PD, saluta l’approvazione del registro delle unioni civili di Roma Capitale. “I registri comunali delle unioni civili – spiega Lo Giudice che per quasi un decennio è stato presidente nazionale di Arcigay – sono nati e si sono diffusi a macchia d’olio per garantire anche alle coppie di fatto la fruizione di alcuni servizi sociali fondamentali, come l’accesso alle case popolari. Ma rappresentano anche un segnale politico delle comunità locali al parlamento perché garantisca finalmente l’uguaglianza di diritti delle coppie dello stesso sesso e provveda a riconoscere la realtà delle coppie di fatto eterosessuali e omosessuali. In commissione giustizia del senato è già pronto un testo base, presentato dalla relatrice Cirinnà, che risolverebbe finalmente questo ritardo storico del nostro Paese. Il registro di Roma sia un monito al Parlamento affinché si proceda celermente alla sua approvazione: il tempo è scaduto”.