Domenica scorsa, il Partito Democratico, con l`insediamento dell`assemblea nazionale, ha dato l`avvio alla segreteria di Elly Schlein generando grande entusiasmo negli elettori del centrosinistra. Dal mio punto di vista sono soprattutto tre gli aspetti per mostrarsi all`altezza delle grandi speranze suscitate da questa nuova stagione. Il primo riguarda la nostra forma organizzativa, per un Partito in grado di mettere al centro la sua comunità e di valorizzare le energie e le competenze dei propri iscritti. Per superare i limiti e le storture di un PD organizzato ancora secondo lo schema delle forze politiche novecentesche, negli ultimi anni abbiamo introdotto alcune innovazioni che non vanno disperse. Penso al percorso delle Agorà, con la piattaforma digitale per l`elaborazione programmatica e la condivisione delle esperienze tra iscritti e non iscritti. E penso al tesseramento online come modalità ordinaria per iscriversi al nostro Partito, anche per eliminare i «veti» dei piccoli o grandi potentati territoriali e tutelare quella sana domanda di partecipazione troppo spesso strozzata da dinamiche localistiche che hanno ostacolato l`apertura all`esterno. Le elezioni anticipate e il congresso straordinario hanno giocoforza messo in secondo piano queste esperienze e la riflessione più
complessiva sulla forma-partito. E tuttavia non solo l`esito delle primarie, ma anche i tanti nuovi iscritti di queste settimane, ci invitano a riprendere la riflessione su una organizzazione al passo coi tempi. Nessuno ha ricette precostituite, ma il tesseramento online e una piattaforma digitale sono premesse minime per andare verso una nuova e innovativa forma partito, scongiurare le distorsioni che conosciamo e spingere il Partito a sentirsi come luogo di elaborazione culturale e politica.
Il secondo aspetto riguarda il nostro profilo identitario, che deve restare largo e plurale. La domanda di maggiore radicalità giunta dai nostri elettori non significa spostarsi verso l`estremità dell`asse politico, ma andare alla radice delle questioni di un tempo di profonde e velocissime trasformazioni. Io credo che tutto questo interpelli soprattutto quel cattolicesimo democratico che, attorno alla figura di Papa Francesco o a interpreti laici come il nostro David Sassoli, è stato il primo a comprendere la portata della sfida contemporanea. Pensiamo, per restare agli ultimi anni, ai contributi di questo mondo sulla manutenzione degli strumenti democratici, sui diritti universali come cifra fondativa dell`impegno politico, sull`attivazione dei corpi sociali per la costruzione delle politiche del cambiamento. Un prezioso bagaglio di conoscenze e sensibilità che deve restare in prima fila nel dare forma e sostanza all`identità del nuovo PD. Il terzo elemento riguarda l`attenzione al Mezzogiorno, nuovamente scomparso dall`agenda politica nazionale. Oggi il Sud è un Giano bifronte: alle pagine incredibili di innovazione sociale e di impresa di una terra che ha imparato a valorizzare le proprie ricchezze, fa da contraltare un Mezzogiorno che ha visto incancrenirsi i suoi storici mali: le enormi sacche di precarietà, la pervasività della criminalità organizzata, le vicende drammatiche e infinite come quella dell`ex-Ilva. Eppure è proprio nelle nostre regioni che si concentrano la gran parte delle sfide collegate al PNRR e su cui stanno impattando le scelte della destra, dalla cancellazione del Reddito di Cittadinanza, al progetto di autonomia differenziata, ai mancati adeguamenti della spesa sanitaria. E allora un partito che vuole riscoprire fino in fondo la sua vocazione sociale deve avere in cima alla sua agenda una nuova questione meridionale. Questi aspetti rendono bene il tipo di sfida che ci attende: dotarsi di una visione di Paese che includa una visione non pigra sul Mezzogiorno; la necessità di una cultura plurale per mettere a terra un`alternativa credibile a questa destra; e un partito finalmente rigenerato perché radicato nelle questioni reali e alleato con tutti quelli che operano per la trasformazione sociale. Buon lavoro a tutti noi.


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