Ma dalla Ue nessun salto di qualità
La regola d`oro deve essere una soltanto, «quando i migranti sono in mare, l`unica cosa da fare é salvarli». E nella lotta ai trafficanti di tutti quegli uomini e quelle donne che, in preda alla disperazione, si affidano a barconi che di speranza hanno ben poco, il senatore del Pd, Giuseppe Lumia, suggerisce di puntare su «repressione, prevenzione e progettualità». Sostenendo la linea Crocetta, che vorrebbe portare la cabina di regia degli interventi in Sicilia, guarda con un piglio critico all`operazione Triton: «Non c`è stato il salto di qualità che ci si aspettava – dichiara -. Ha ristretto l`intervento ad un` operazione di polizia e soccorso in mare, senza più coinvolgere l`Europa nella sua interezza».
L`Unione Europea che triplica i fondi per Triton. Azione che, insieme a Frontex, è stata bollata dal presidente Crocetta come «un fallimento che causa solo morti e stragi».
«Da Bruxelles è stato fatto un passo avanti, ma a metà. Non c`è stato ancora il salto di qualità che ci si aspettava. Diciamoci la verità, Mare Nostrum è stata un` operazione migliore di Triton, che ha coinvolto maggiormente la nostra Marina Militare e ha organizzato più risorse da spendere in tema di soccorso. Al contrario, con quest`ultima azione si è fatto un passo indietro: Triton ha ristretto l`intervento ad un`operazione di polizia e soccorso in mare, senza più coinvolgere l`Europa nella sua interezza». 
Quella stessa Europa che viene strigliata dati.` Onu e che si confronta con leader politici come Cameron che ha già dichiarato di non voler accogliere i migranti in Inghilterra…
 «Quando i migranti arrivano, si devono accogliere. Non c`è repressione che tenga. Il rischio è che si abbia un atteggiamento forte con i deboli – gli immigrati, appunto – e debole verso le organizzazioni schiaviste che spesso usano i nostri salotti buoni per riciclare denaro».
Perché, ne conviene, è impossibile pensare che non ci siano legami con organizzazioni criminali di stanza qui in Sicilia o, comunque, sul suolo italiano.
«È inevitabile che le organizzazioni che trattano gli spostamenti degli immigrati abbiano intessuto e continuino a instaurare rapporti. Nei loro Paesi, di certo, con gruppi terroristici con cui sono in sinergia e a cui pagano anche una sorta di pizzo per svolgere questa attività. In Europa, in Italia e in Sicilia non è da escludere che si strutturino legami proprio per mantenere in vita questa attività lucrosa che, solo così, può continuare ad essere redditizia. Ecco perché ci vuole una catena di azioni che passi da repressione, prevenzione e progettualità». 
Da un lato, il presidente Crocetta vuole una cabina di regia degli interventi tutta siciliana; clan` altra, il premier Renzi auspica che le procedure d`asilo vengano gestite da un team europeo. Delle due, quale?
 «Ci vuole sì più Europa, ma la strategia deve essere coordinata in Sicilia perché é da qui che passa gran parte del flusso migratorio. Sono due proposte complementari e sostengo quella del presidente Crocetta. Bisogna riconoscere che l`Isola ha dato il meglio di sé, senza polemiche né divisioni, a partire da Lampedusa e fino a tutte le cose in cui si sono registrati gli sbarchi». 
Se Frontex e Triton sono state un fallimento, qual é la misura da perseguire dunque?
«Inedita e fondata su una regola d`oro: quando i migranti sono in mare, l`unica cosa da fare é salvarli. Una misura che, come dicevo, passa da repressione e prevenzione».
Partiamo dalla repressione.
«Prima di tutto, bisogna intervenire con un mix di intelligence e azione di polizia per colpire le basi dove questi piccoli eserciti di trafficanti prendono in ostaggio, detengono e riducono in schiavitù migliaia di esseri umani: si deve andare a liberare questi campi di concentramento e costruire corridoi umanitari attraverso cui gli immigrati possano spostarsi senza subire torture e violenze o finire in fondo al mare. In secondo luogo, é necessario colpire i trafficanti quando arrivano sulle coste e in tal senso ci vuole una presenza di controllo dell`Onu come dell`Unione Europea sia nei punti di sbarco che in quelli logistici dove vengono ammassati i migranti. Terzo, si devono affondare le imbarcazioni prima che partano – considerato che si conoscono porti e rotte – e colpirle quando arrivano. Per ultimo, sempre parlando di repressione, bisogna colpire la grande catena del riciclaggio del denaro che spesso si immette nei circuiti europei e dei Paesi off-shore. Il Consiglio d`Europa ha mostrato un`apertura, ma ora bisogna concretizzarla».
In che senso?
«Arriviamo così alla prevenzione. Si dovrebbe prendere contatto con i Paesi di origine degli immigrati, prepararli nelle loro terre e farli arrivare in Europa in modo programmatico, legalmente. Prevedendo di inserirli, poi, nel circuito del lavoro».
E magari prevedere anche delle ‘quote di accoglienza’?
«Sì, cosa in cui il Consiglio Europeo non è riuscito. Bisogna modificare alcuni accordi e trattati, fare in modo che l`Europa sia tale anche in termini di accoglienza. Ancora, bisogna stabilire rapporti bilaterali con ogni singolo Paese: tutti devono partecipare alla repressione dei trafficanti e all`accoglienza dei migranti. Insomma, ci vuole un unico regolamento, inteso come norme, procedure, incentivi e penalità uguali per tutti».
Parlava anche di un terzo anello della catena, la progettualità…
«Esatto. C`è una terza linea che riconosce il carattere biblico dell`immigrazione. Ciò che sta accadendo è di portata storica e bisogna averne una visione cultuale, strategica e politica. L`obiettivo deve essere fare del Mediterraneo uno spazio comune, per rilanciare i suoi Paesi e la gente che li abita. L`Europa non rinunci, piuttosto ci investa».

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