Senatrice Simona Malpezzi oggi in Direzione Letta richiamerà all`ordine i gruppi dopo che il governo è andato sotto quattro volte…

«Il Pd è stato e resta il baricentro di questo esecutivo e ha sempre lavorato con serietà e responsabilità. Detto questo il Parlamento ha il dovere e il diritto di modificare i provvedimenti del governo, sempre in una dialettica di reciproco ascolto. Ma dalla Direzione verrà un convinto e pieno sostegno all`azione del governo Draghi. Le motivazioni che hanno portato alla nascita di questo esecutivo sono ancora intatte. Il nostro obiettivo è portare fuori il Paese dalla pandemia e, grazie alle risorse del Pnrr, riportarlo sulla via della ripresa economica a maggior ragione in questa fase difficile con la crisi energetica. Draghi non avrà problemi dal Pd. E dalla Lega che sono venuti i più grandi distinguo e le continue differenziazioni, anche rispetto a decisioni votate in Cdm e sconfessate un minuto dopo».

Se Draghi all`ennesimo strappo lascia si va a elezioni?

«Solo chi non ha a cuore il bene del Paese può pensare di mettere in crisi questo governo che ha una profonda missione riformatrice, come ha ricordato anche Mattarella nel suo discorso alle Camere. La politica, i partiti, non possono permettersi di giocare con la propaganda per “rubare” qualche consenso. C`è in ballo il futuro del Paese e l`Italia non ha bisogno di campagne elettorali ed elezioni, ma di stabilità e riforme per ottenere le risorse del Pnrr».

Direte no ai referendum sulla Severino e sulla detenzione preventiva come Fratelli d`Italia?

«Tre dei quesiti referendari sulla giustizia trovano già risposta all`interno della riforma che il Parlamento dovrà esaminare. Il legislatore deve fare il suo lavoro. Anche sulla Severino è stato depositato dal Pd un ddl che elimina la sua parte più criticabile, la sospensione degli amministratori regionali e locali dopo una sentenza non definitiva per reati di non elevato allarme sociale. Ci sono già alcuni aspetti, insomma, che il Parlamento sta provando a riformare. Ma non possiamo certamente accettare che condannati per reati gravi possano essere eletti. Sui referendum, che sono uno strumento importante di democrazia, discuteremo in Direzione. Il legislatore, tuttavia, dovrebbe essere orgoglioso di portare a casa delle leggi che i cittadini desiderano. Il Parlamento ha davanti una sfida importante iniziata un anno fa: può concludere un grande percorso di riforma complessiva di tutto l`ordinamento giudiziario. Abbiamo già approvato con questa maggioranza la riforma del processo penale, di quello civile e stiamo intervenendo sul Csm. Non siamo all`anno zero della giustizia. Il Parlamento vada avanti con le riforme che servono al Paese».

Letta ha aperto a Calenda. Calenda gli ha detto «o noi o i 5 Stelle». Conte si è arrabbiato… Il campo largo non decolla.

«Alle prossime elezioni l`alternativa sarà tra il campo della destra sovranista e antieuropea e un campo progressista, riformista ed europeista. L`architrave di questo campo è il Pd con la sua forza e la sua responsabilità. Non abbiamo
preclusioni nei confronti di nessuno e tutti quelli che vorranno concorrere a dare un contributo di proposte e di idee sono i benvenuti. Avendo chiaro che l`obiettivo è quello poi di governare il Paese per farlo tornare a crescere. Credo che da Calenda come da altre forze come il M5S, che stanno vivendo una fase di transizione e di discussione interna, possa venire un contributo utile al campo del centrosinistra. Fuori da questa dinamica penso ci sia solo spazio per posizionamenti non utili all`Italia».

Al Senato si lavora alla legge sul cognome materno, la approverete entro la legislatura?

«Dobbiamo farlo, è indispensabile che il legislatore consegni al Paese una legge di civiltà. L`obiettivo è colmare questa disparità di genere lasciando ai genitori la scelta di attribuire ai figli il cognome della madre, quello del padre o di mantenere entrambi, adeguandosi al principio stabilito dalla Costituzione della parità tra uomo e donna e alla normativa consolidata a livello europeo. Altrimenti, ancora una volta, il legislatore rinuncerebbe al suo ruolo».

 


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