Sarà bene “discutere” la linea del Pd per il referendum contro il Jobs act, tanti nel partito hanno vissuto quella stagione e ci vuole «rispetto reciproco». Simona Malpezzi, senatrice Pd, capogruppo al Senato tra il 2021 e il 2022, non intende rinnegare la riforma del mercato del lavoro voluta dal governo Renzi e chiede di evitare di guardare nello «specchietto retrovisore».
Ma la segretaria ricorda che lei per prima ha firmato il referendum e che il Pd farà la sua parte…
«Capisco quello che dice la segretaria. Io però non solo ho partecipato a quella stagione, ma ritengo che – insieme ai cambiamenti che c`erano stati prima – abbia portato una serie di avanzamenti nella legislazione sul lavoro. Il Jobs act è solo dei tanti interventi avvenuti negli ultimi 15 anni, è un provvedimento complesso, che aveva dentro contenuti molto importanti: il superamento dei co. co. pro, le tutele per le partite Iva, le risposte per il precariato, il superamento delle dimissioni in bianco. Altre cose sono state poi superate anche dalla Corte costituzionale. In ogni caso riguarda un percorso passato, rischiamo di tenere lo sguardo rivolto all`indietro, nello “specchietto retrovisore”, senza concentrarci su cosa il governo non sta facendo: nulla per la precarietà, delegittimazione della contrattazione sindacale, le donne… non pervenute. Vorrei concentrare le energie su questo».
Quindi lei non voterà?
«I referendum sul Jobs act non mi appassionano. Non parteciperò al voto, poi vedrò tecnicamente se non ritirare la scheda o cosa. Schlein dice che lei ha una storia e io la rispetto molto. Ma anche io ho una storia e penso che le storie vadano rivendicate. Non significa che tutto quanto si è fatto sia perfetto. Ma se ci sono elementi da modificare è meglio usare il bisturi dell`accetta. Per me la vera sfida è concentrarsi sul quesito sulla cittadinanza, che può attuare una vera svolta: farò campagna convinta per quello e voterò. Serve una partecipazione di massa per un grande cambiamento culturale».
Chiedete libertà di coscienza? Il Pd rischia di spaccarsi se la segretaria schiererà il partito per il sì?
«Il tema non è la spaccatura, ma indubbiamente ci possono essere elementi di sofferenza. Probabilmente ci saranno luoghi di elaborazione, penso ci sarà modo di approfondire le posizioni che decideremo di tenere. Quella del Jobs act è la stagione del 40%, di un grande entusiasmo. Ci sono stati limiti, come è ovvio. Rispetto che chi non ha fatto parte di quella storia si sia sentito di firmare i referendum. Ma il rispetto deve essere reciproco, rispetto nel riconoscimento. Penso che si dovrà riconoscere che le posizioni su questo sono molto, molto diverse. La parola chiave è il riconoscersi nelle differenze».


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