Simona Malpezzi, lei è la presidente dei senatori del Pd: ha sentito l’appello della premier Meloni? Ha chiesto a tutti di abbassare i toni, siete disponibili?

«Noi non abbiamo mai alzato niente. Quell’appello la premier deve rivolgerlo ai suoi per l’attacco violento e offensivo che hanno perpetuato nei confronti del Pd. Hanno lasciato intendere una nostra vicinanza a mafia e terrorismo».

Non si potrebbe far scendere il livello dello scontro?

«Sono loro che lo alzano ogni giorno, dopo aver sbagliato la prima volta. Il primo attacco è stato sbagliato nel merito e nel metodo, visto che hanno utilizzato strumentalmente informazioni che il Dap ha dichiarato non divulgabili».

Veramente la dicitura del Dap è «limitata» divulgazione e il ministro Nordio ha escluso che quel documento fosse segreto.

«Allora andremo a vedere cosa succede se andiamo noi a chiedere quelle informazioni. Rimane comunque l’inadeguatezza di Delmastro e Donzelli nel rivestire i loro ruoli istituzionali».

E innegabile che il clima nel Paese si sia arroventato, ci sono tre persone sotto scorta, i sottosegretari Delmastro e Ostellari e il deputato di FdI Donzelli. Anche Chiara Appendino, M5S, è stata minacciata e ha avuto la solidarietà del presidente del Senato La Russa. Pure voi date la vostra solidarietà?

«Certo, assolutamente. Noi condanniamo ogni forma di violenza. Ma è un altro piano di discorso. Noi le dimissioni del sottosegretario Delmastro e del vicepresidente del Copasir Donzelli continuiamo a chiederle. Però vorrei specificare un’altra cosa».

Prego.

«Il Pd è assolutamente solido e compatto contro ogni tentativo di sovvertimento. Abbiamo espresso ferma condanna anche per i manifesti violenti alla Sapienza. Sono nel Dna del nostro partito l’unità e la coesione. Ma quello che hanno fatto Delmastro e Donzelli è troppo grave perché rimanga così. Avrebbe dovuto chiederle la premier le dimissioni».

Parliamo della visita al carcere di Sassari, da dove è partito l’attacco. Sono andati quattro parlamentari del Pd a trovare l’anarchico Alfredo Cospito: era necessario andare in quattro e proprio da Cospito? Ci sono altri detenuti in sciopero della fame…

«I membri del Pd delle commissioni giustizia di Camera e Senato hanno raccolto un appello trasversale che veniva dall’opinione pubblica per verificare le condizioni di salute di un detenuto, cosa che rientra tra le prerogative parlamentari. Hanno visitato tutto il carcere. Quella è stata un’iniziativa della commissione giustizia».

Nulla a che fare con la richiesta di revoca del 41 bis?

«Il 41 bis per noi non è oggetto di discussione. Serve e non vogliamo assolutamente l’abolizione».

C’è poi la polemica sul fatto che Cospito avrebbe chiesto ai parlamentari del Pd di parlare con tre mafiosi prima di lui e che loro lo avrebbero fatto.

«Se qualcuno prova a speculare su questo, allora significa che non è mai stato in un carcere. In quell’istituto c’è un blocco di quattro celle: in una c’è Cospito, nelle altre tre gli altri. Sono vicine. Ed è normale che i detenuti cerchino contatti, ma non c’è stato nessun confronto o colloquio».


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