Pierfrancesco Majorino rappresenta un cambiamento radicale di cui la Lombardia ha bisogno”. Simona Malpezzi, capogruppo del Pd in Senato, in un’intervista ad Affaritaliani.it Milano chiede “una svolta” che in Regione può arrivare “a partire dalla sanità, dai trasporti e dal tema della casa: l’edilizia popolare è un altro grande fallimento del centrodestra”. E assicura che i dem, in caso di vittoria, sono già pronti a rivedere la riforma sanitaria promossa da Letizia Moratti, ex vicepresidente di Attilio Fontana al Pirellone e oggi candidata con il Terzo polo in Lombardia.

Malpezzi, dicono che Majorino sia una scelta che segue solo logiche congressuali. Come risponde?
La sua candidatura non segue logiche congressuali ma è stata presa in trasparenza, utilizzando quelli che sono gli strumenti che abbiamo a disposizione dei nostri organismi e rispettando il lavoro con la coalizione. Majorino è un ottimo candidato che può vincere, anche alla luce delle grandi divisioni che ci sono tra gli avversari e che dimostrano come Moratti sia una candidata di destra che ha avvalorato tutte scelte della giunta Fontana.

Cosa c’è che non va nella sanità lombarda?
Majorino è stato chiaro: non è una questione di demonizzare le eccellenze, anche quelle private, visto che ci sono delle grandissime realtà. È la gestione della Regione che le rende però inefficaci. Sta passando il messaggio che se hai bisogno di una visita devi pagare perché altrimenti hai liste di attesa incredibilmente lunghe e questo discrimina i cittadini che non se lo possono permettere. La Lombardia non riesce a garantire anche nelle eccellenze la possibilità di libero accesso a tutti. E quindi mette a rischio il diritto alla salute garantito dalla Costituzione.

Vede delle responsabilità anche di Moratti?
Tutto questo nasce da una gestione sbagliata che Moratti ha condiviso e ribadito non facendo nulla per intervenire sul rafforzamento della medicina territoriale. Noi siamo stati profeti nel deserto, raccontando negli anni a cosa avrebbero portato le varie riforme della sanità: un impoverimento del territorio, ma anche enormi code che soffocano gli accessi ai pronto soccorsi, figlie di un’assenza di presidi sui territori che Moratti ha sposato, senza dare mezzo segnale negli ultimi mesi.

Capitolo Trenord.
Non funziona e ci sono ritardi costanti. Io viaggio molto con il treno e abito nell’hinterland milanese. Spesso i mezzi sono vecchi e sporchi e c’è anche un tema di sicurezza: le ragazze non possono prendere il treno a determinati orari perché non si sentono protette.

Il Terzo polo continua a chiedere un passo indietro di Majorino.
Hanno come obiettivo di parlare solo del Pd e dell’alleanza intorno al Pd. Si sono davvero resi conto che non sono competitivi come immaginavano. E anche Moratti stessa si è accorta che forse l’hanno consigliata male, preventivandole una storia diversa dalla realtà e magari un Pd pronto a sostenerla. Il Terzo polo non vuole sconfiggere Fontana ma far male al Pd, mentre per noi l’avversario sta a destra. Il segretario regionale di Azione, Niccolò Carretta, fino a poco prima dell’adesione di Moratti contestava la sua azione, adesso ha cambiato idea.

Moratti ha aperto anche le braccia anche alla Lega bossiana. E il Carroccio in Lombardia sembra sempre più diviso, con tre consiglieri regionali che oggi hanno formato un nuovo gruppo al Pirellone.
Moratti ha presentato una lista di destra: ha già una sua patente, lei e le persone che la circondano. Legittimo, ma i candidati della sua civica hanno una storia profondamente radicata nei 28 anni di gestione della Lombardia che noi critichiamo. Sono responsabili quanto Fontana. Non vado a vedere i problemi in casa degli altri, anche se avevamo sottolineato una serie di loro contraddizioni che hanno sempre negato. Oggi ci sono dei fatti con cui la Lega dovrà fare i conti. Perché è chiaro che quella di Salvini non rappresenta più i lombardi e i lombardi lo hanno fatto capire nelle ultime politiche. La candidatura di Fontana è più debole anche per questo.

Elly Schlein o Stefano Bonaccini. Dopo il congresso il Pd saprà davvero ripartire?
Siamo gli unici che hanno ammesso di aver perso. Nessuno lo dice, ma noi ci siamo rimboccati le maniche per provare a trovare una risposta a una sconfitta che ci porta comunque a essere il primo partito all’opposizione. Siamo forse i soli a fare un congresso dando la possibilità di scegliere il segretario agli iscritti e anche a chi non è iscritto in una grande esercizio di partecipazione. E per noi è un’opportunità che aprirà una nuova stagione. Io continuo a credere in un Pd a vocazione maggioritaria e a pensare che nel manifesto dei valori del Lingotto del 2007, per quanto sia da aggiornare a un mondo che oggi è diverso, ci siano ancora tante risposte.

Un primo bilancio sul governo Meloni?
Stanno purtroppo dimostrando quello che ci immaginavamo e speravamo che non fosse. Un esecutivo guidato dalla prima premier donna che nella prima legge bilancio non fa nulla per le donne. E anzi tratteggia l’immagine di una donna che deve stare a casa: penso ai paletti per accedere all’opzione donna o al potenziamento del congedo familiare solo per le madri e non per i padri, dimenticandosi il tema della condivisione. Ma è anche un governo che non crede nei giovani, basta guardare all’emendamento con cui Fdi-Lega-Fi vogliono cancellare il bonus per i 18enni che garantiva loro un accesso alla cultura come esperienza educativa. La legge di bilancio fa cassa sui poveri e strizza l’occhio agli evasori.

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