“E’ indispensabile che le autorità italiane facciano sentire, con una pressione soprattutto di tipo politico, l’interesse del Paese alla tutela dei diritti fondamentali e della incolumità fisica di un suo cittadino, condannato senza un processo degno di questo nome e detenuto da tempo in condizioni a dir poco orribili”.
E’ l’appello lanciato dal senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani, nel corso di una conferenza stampa convocata al Senato per fare il punto sul caso di Denis Cavatassi, imprenditore di Tortoreto, arrestato nel marzo 2011 con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio del suo socio d’affari, Luciano Butti, in Thailandia.
Alla conferenza stampa hanno partecipato tra gli altri Romina e Adriano Cavatassi, sorella e fratello di Denis, condannato in primo e secondo grado alla pena capitale e ora in attesa della pronuncia definitiva della Corte Suprema.
“L’istruttoria è chiusa – ha ricordato Manconi – la verità non è mai stata cercata ma non c’è più spazio per nuove indagini: nel tragico caso in cui la sentenza dovesse essere confermata, l’Italia deve però esigere il rispetto del trattato di cooperazione sottoscritto con la Thailandia nel 1984 che prevede, a iter giudiziario concluso, la possibilità per l’imputato riconosciuto colpevole di scontare la pena nel proprio Paese”.


Ne Parlano