Che nelle elezioni fosse in gioco anche la sua eredità, il presidente Obama l`ha detto in molte occasioni. «Il mio nome può non essere in gioco, ma lo sono i nostri progressi», ha ripetuto in questi mesi nei comizi a sostegno di Hillary Clinton, elencando i suoi risultati: estensione della copertura sanitaria, ripresa economica e i soldati in gran parte ormai al sicuro, lontano dai pericoli dell`Iraq e dell`Afghanistan.
E anche la sua eredità ha perso martedì sera. L`elezione di Donald Trump (che ha vinto le elezioni consolidando il sostegno degli elettori bianchi e facendo conquiste inaspettate tra i gruppi minoritari; e questa volta è stato il livello d`istruzione a dividere gli elettori) è stata un colpo duro per il presidente che ha fatto passare riforme che hanno cambiato la sanità, Wall Street e l`approccio all`ambiente.
Il che, considerato che nei sondaggi il consenso per il presidente Obama non è mai stato così alto, suona per i Democratici addirittura paradossale. Ma il sostegno del presidente americano non è stato sufficiente neppure per portare ai seggi i suoi supporter: Hillary Clinton perde almeno quattro degli Stati che Obama ha vinto per due volte. Le politiche di Obama non hanno
mai raggiunto il livello di popolarità di Barack Obama. L`Obamacare non ha mai raggiunto il 50% dei consensi. E perfino quando il tasso di disoccupazione è sceso sotto il 5%, confermando l`uscita dalla crisi economica che aveva ereditato, per la gente non era abbastanza. La sensazione che il sistema fosse truccato a vantaggio dei ricchi e di chi ha le conoscenze giuste, ha alimentato le campagne populiste a sinistra e a destra. Un`ansia che Donald Trump e Bernie Sanders hanno sfruttato quando sono scesi in campo contro la Trans-Pacific Partnership, un altro pezzo della sua eredità che il presidente non è riuscito a vendere completamente all`opinione pubblica.
Certo, le elezioni dicono un paio di cose importanti sull`America di oggi. Donald Trump ha dimostrato che l`odio vende e che il razzismo, la faziosità e la misoginia possono alimentare una campagna elettorale; che reclutare l`arcipelago dei blog della “alternative right”, i teorici della cospirazione, i bianchi suprematisti e antisemiti come alleati feroci senza alienarsi gli affidabili elettori repubblicani, è una cosa fattibile; che gli americani di ogni estrazione – bianchi, neri, latinos, uomini, donne, la gente delle comunità rurali e delle aree urbane – hanno una cosa in comune: sono preoccupati per il loro futuro economico. Entrambi i candidati, hanno cercato di mettere la questione al centro della loro campagna elettorale. Ma Trump ha superato perfino Sanders nello sfruttare le preoccupazioni economiche che attraversano tutte le classi demografiche. Ed è riuscito a farla franca, sfruttando le preoccupazioni reali per attaccare gli immigrati e gli accordi commerciali, senza offrire nessuna politica convincente per creare nuovi posti di lavoro e accrescere i salari. Le sue proposte economiche e finanziarie finirebbero per colpire proprio i lavoratori e la gente comune e scavare un buco nel bilancio federale. E il bello è che proprio Hillary Clinton aveva offerto invece alcune idee pratiche che avrebbero potuto migliorare la situazione economica di molti americani. Resta il fatto che il prezzo del perdurante risentimento si è visto ieri.
I Democratici ora non controlleranno quasi nulla al di sopra del livello municipale. E una cosa è chiara: l`establishment democratico ha fatto fallimento. Il soffitto di cristallo è rimasto intatto e il racconto diffuso dai media su come i Repubblicani fossero in frantumi come partito, si è rivelato completamente sbagliato. I Repubblicani non hanno un leggero margine sui Democratici in un sistema politico in rovina. I Repubblicani sono in ascesa. Trump ha dato loro una missione. Il paese ora è loro.
Chiunque sì candidi a raccogliere quel che ora resta del Partito Democratico dovrà cercare un modo per mettersi in sintonia con una parte più ampia del paese. E possibile che, nel lungo termine, i Repubblicani non possano vincere con la loro composizione demografica, ma martedì abbiamo visto che il lungo termine è ancora lontano. I Democratici devono conquistare più elettori bianchi. E devono farlo in un modo che non metta in discussione gli assi di fondo, non negoziabili, del moderno partito (antirazzista e anti-sessista). E non ci sono modelli in circolazione. Anche perché, forse oggi è davvero finito l`ordine mondiale liberale che abbiamo ereditato dal dopoguerra.


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