“Il Dl banche deve essere considerato come un’ulteriore perla di una collana che sta affrontando la questione del sistema bancario italiano, un sistema bancario sano, che non ha mai ricevuto aiuti di Stato, a differenza di quello che è successo in altre realtà. La Germania, che adesso è così rigida, ha dato alle proprie banche 237 miliardi. Noi, in un interessante prospetto, abbiamo visto che i soldi erogati sono stati poi restituiti, permettendo, peraltro, un piccolo guadagno per lo Stato di 100 milioni. Cito questo dato perché troppe volte vediamo emergere nei mass media solo una serie di elementi negativi. È giusto dire che noi ci stiamo occupando con attenzione di questo tema, ma, poiché il substrato su cui stiamo operando è fertile, ci auguriamo si possa rimettere in moto quel meccanismo di ripresa di cui il nostro Paese ha sicuramente bisogno.” Lo afferma il Presidente della Commissione Finanze e Tesoro Mauro Maria Marino, relatore del provvedimento.

“Si tratta – sottolinea Marino – di un decreto-legge molto atteso e significativamente importante. Gli argomenti trattati al suo interno sono cinque e vanno messi in relazione tra di loro. Ci sono le misure a sostegno delle imprese e per l’accelerazione del recupero dei crediti, e le modifiche alle procedure fallimentari. Ci sono poi altri tre temi: le procedure per il rimborso ai clienti delle quattro banche che sono state oggetto della procedura di risoluzione del novembre scorso (la Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, la Banca delle Marche, la Cassa di Risparmio di Ferrara e la Cassa di risparmio di Chieti) e per coloro che hanno investito nelle obbligazioni delle banche stesse; l’ampliamento dell’operatività del Fondo di solidarietà per la riconversione e riqualificazione professionale del personale del credito e, infine, le disposizioni in materia di imposte differite attive”.
“La 6a Commissione permanente del Senato aveva già svolto un’interessante indagine conoscitiva sul sistema bancario, in relazione ai meccanismi di vigilanza europei, che era arrivata a delle conclusioni nel novembre dell’anno scorso. Nel frattempo – spiega Marino – proprio in quei giorni, si creavano situazioni di grande tensione, che vedevano l’applicazione di norme europee, che di fatto andavano in un senso diverso dalle aspettative dello stesso sistema bancario italiano. Rispetto alle quattro banche citate in precedenza c’era l’attesa di poter applicare e utilizzare le risorse del Fondo interbancario di tutela dei depositi, mentre un’interpretazione restrittiva delle norme data a livello europeo aveva fatto sì che, senza arrivare al bail in, che veniva recepito nel nostro ordinamento nel novembre dell’anno scorso e che sarebbe entrato in vigore dal primo gennaio del 2016, ci fosse l’applicazione della fase intermedia del burden sharing. Quindi si è trattato di un rivolgimento totale, che rappresenta anche un momento di riflessione significativo rispetto a ciò che dovrà essere, da qui in avanti, il rapporto del cliente con le banche, attraverso una specie di rivoluzione copernicana”.

“Il Governo e il Parlamento avevano seguito con attenzione questi temi dai tempi del decreto-legge n. 83 del 2015 e proprio per questo non si è arrivati impreparati, pur trovandosi in una situazione molto complessa che ha visto cambiare le regole del gioco mentre il gioco era in corso. Questo è ciò che di fatto ha creato un momento di oggettiva difficoltà per i cittadini investitori, che ad esempio – sottolinea Marino – si erano rivolti alle obbligazioni, una volta elemento di certezza e di sicurezza, e che si sono visti applicare delle norme che invece rendevano quegli investimenti molto meno sicuri, ma anche la necessità di un intervento a tutto campo che riguardasse ulteriori specificità che permettessero al sistema bancario italiano, che è un sistema bancario sano, assolutamente sano, con alcuni elementi di criticità, di poter gestire in maniera intelligente le criticità stesse”.


Ne Parlano