“A cinque anni dall’inizio della guerra in Siria, con l’autoproclamatosi Stato Islamico, in diverse aree del nordest della Siria ed in Iraq e i drammatici aggiornamenti degli attacchi del gruppo terrorista di Boko Haram, attivo nel Nord della Nigeria, quello che si va delineando è un panorama di atroci violenze che impone all’Europa e al nostro Paese di mettere in atto risposte e interventi immediati”. lo dice la senatrice Donella Mattesini, capogruppo PD in commissione Bicamerale Infanzia e Adolescenza, presentando la mozione per la tutela dei diritti dell’infanzia nei territori controllati dall’Isis e Boko Haram, approvata oggi in Senato.
“Riconosciamo al Governo – prosegue Mattesini – di aver fatto un lavoro importante ma riteniamo che sia necessario continuare a sostenere, in sede sia europea, sia internazionale, anche per il tramite di organizzazioni internazionali, una forte azione strategica, anche attraverso il ricorso a corridoi umanitari. Il tema, infatti, è portare soccorsi internazionali, ma anche permettere alle persone di uscire da quei Paesi e mettersi in sicurezza. In questo contesto i dati sui minori ci dicono che ci deve essere, così come chiedono le convenzioni internazionali, un’attenzione particolare sui minori che, sia per le violenze subite che per la loro piccola età, sono i più colpiti. Contemporaneamente, chiediamo di assicurare la protezione dei minori e che questo punto sia al centro di ogni risposta europea sulla crisi dei rifugiati. In particolare – aggiunge Mattesini – è necessario un impegno significativo per l’accoglienza dei minori che sbarcano sulle coste italiane e che comunque arrivano da noi, continuare con il rafforzamento dello SPRAR (Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati), ma, ricorrere anche all’affido familiare. Sicuramente c’è un tema di comunità e di accoglienza, ma crediamo che questo sia un punto importante, perché l’affido familiare è lo strumento attraverso il quale il nostro Paese mira, oltre a garantire il rifugio ai minori non accompagnati, che sono in fuga dagli orrori del conflitto, anche a permettere la rottura di quei vincoli con gli ambienti jihadisti, nonché con le forme di reclutamento connesse”, conclude Mattesini.


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