“Una figuraccia imbarazzante. Solo così si può definire la sceneggiata messa in atto da Giorgia Meloni in Senato sulla questione della firma del trattato Mes, che secondo la premier sarebbe stato avallato dall’allora ministro degli esteri Di Maio senza alcun mandato parlamentare e dopo la caduta del governo di cui faceva parte (il Conte bis)”. Lo afferma in una intervista ad Affaritaliani.it il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico e viceministro dell’Economia durante il governo Conte II.
“Una doppia menzogna, prosegue Misiani. In primo luogo, perché il Parlamento si era espresso chiaramente, votando il 9 dicembre 2020 sia alla Camera che al Senato una risoluzione che impegnava il governo “a finalizzare l’accordo politico raggiunto all’Eurogruppo e all’ordine del giorno dell’Eurosummit sulla riforma del trattato del Mes. Un mandato chiaro e inequivocabile”.
Seconda menzogna, la questione della firma decisa dopo la caduta del governo. Il fax inviato da Di Maio e agitato da Giorgia Meloni riporta una data: 20 gennaio 2021. Il presidente Conte si è dimesso sei giorni dopo, il 26 gennaio 2021. Che dire? Un autogol clamoroso, da parte di una premier in evidente difficoltà. Che sa bene che il trattato Mes dovrà essere ratificato e che lei e Salvini dovranno rimangiarsi anni e anni di slogan, propaganda e promesse elettorali”. “Poco male. Noi ce ne faremo una ragione. Si sono già rimangiati le promesse sulle pensioni, sui migranti, sulle tasse. Lo faranno anche sul MES”, conclude Misiani.


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