“Il quadro che emerge dai dati Istat purtroppo e’ negativo e preoccupante: dopo due anni di governo della destra, l’amara verita’ e’ che l’economia e’ ferma, le tasse sono a livelli record e il debito pubblico e’ nuovamente in aumento”. Lo dichiara in una nota Antonio Misiani, responsabile Economia nella segreteria Pd. “I numeri sono implacabili: nel 2024 la dinamica del PIL e’ stata molto debole (+0,7 %) e inferiore alle previsioni del governo. La crescita e’ quasi a zero per gli investimenti fissi lordi, cosi’ come per la spesa delle famiglie e delle amministrazioni pubbliche. Di fatto, solo l’impatto positivo del PNRR ha salvato l’Italia dalla recessione” aggiunge Misiani. “Certo, il deficit pubblico si e’ ridimensionato al di la’ delle previsioni e l’Italia e’ ritornata in avanzo primario, ma al prezzo di politiche di dura austerita’ per i servizi pubblici essenziali, a partire dalla sanita’ – spiega il responsabile economico Pd – e di una pressione fiscale salita nel 2024 a livelli record: 42,6 %”. “In un anno, l’aumento e’ di ben 1,2 punti di PIL, con buona pace della propaganda governativa sulla riforma fiscale che avrebbe ridotto le tasse a tutti e tutti. Di fatto – aggiunge Misiani – con il governo Meloni i contribuenti italiani stanno pagando di piu’, con un carico particolarmente pesante sui lavoratori dipendenti e i pensionati, i cui redditi netti sono stati falcidiati dal drenaggio fiscale. Dopo tre anni di calo, torna ad aumentare anche il debito pubblico, che sale al 135,3 % del PIL. Va meglio sul versante dell’occupazione, ma la creazione di nuovo lavoro si concentra in settori a bassa produttivita’ e bassi salari”. “Tutti questi numeri devono spingere il governo a cambiare la politica economica e sociale, a maggior ragione di fronte alla spinta protezionistica dell’amministrazione Trump e alle nubi nere che si addensano nel cielo dell’economia globale. Il piano strutturale e la legge di bilancio sono oggettivamente superati dai tempi, dobbiamo cambiare rotta e attrezzarci rapidamente per fronteggiare i nuovi scenari geopolitici ed economici”, conclude


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