“Il ministro Tria ci ha dato due notizie. La prima è che le condizioni economiche e di finanza pubblica del Paese sono buone. Lo sapevamo, ma il fatto che lo dica un autorevole esponente del governo del cambiamento fa giustizia – meglio tardi che mai – di tutte le sciocchezze catastrofiste che sono state raccontate da Lega e M5S prima, durante e dopo la campagna elettorale.

La seconda notizia è che le promesse più impegnative del contratto di governo, a partire dalla flat tax e dal reddito di cittadinanza, rimarranno sulla carta chissà per quanto tempo. La nascita di tre task force di studio, annunciata oggi da Tria, vuol dire una sola cosa: i cavalli di battaglia di Salvini e Di Maio sono destinati ad essere insabbiati o, al più fortemente, depotenziati. E’ un bagno di realtà paradossalmente positivo, se consentirà di stoppare misure fortemente inique come la flat tax.
Il programma delineato da Tria non fa solo a pugni con le promesse elettorali di Lega e M5S, ma delinea un percorso rigorista che preoccupa. Tria, infatti, non ha solamente ribadito l’impegno a non toccare i saldi nel 2018 e a proseguire la discesa nel rapporto debito PIL. Ha anche detto che la spesa corrente nominale dovrà rimanere invariata. Questa scelta comporterebbe, rispetto ai numeri del tendenziale, il taglio di ben 11 miliardi nel 2019, 24 miliardi nel 2020 e addirittura 39 miliardi nel 2021. E’ un percorso non solo del tutto incompatibile con gli impegni del governo, ma persino con il mantenimento della spesa sociale ai livelli attuali”. Così il senatore Antonio Misiani, capogruppo Pd in commissione Bilancio a Palazzo Madama dopo l’audizione del ministro Tria.