‘Dopo lo stop alla proroga della ‘piccola mobilità’, il decreto direttoriale del 19 aprile è ambiguo e ha pochi finanziamenti’.
Interventi urgenti per incentivare di più e meglio la riassunzione dei lavoratori licenziati per crisi dalle imprese con meno di 15 dipendenti. E’ quanto chiede al governo il senatore del Pd Mario Morgoni, che ha rivolto al ministro Enrico Giovannini un’interrogazione sottoscritta anche dai senatori democratici Rita Ghedini, Silvana Amati, Laura Cantini, Mauro Del Barba, Isabella De Monte, Nicoletta Favero, Maria Grazia Gatti, Stefano Lepri, Gianluca Rossi, Francesco Verducci e dal senatore del Pdl Remigio Ceroni.
‘La cosiddetta ‘piccola mobilità’ – spiega Morgoni nell’interrogazione – prevedeva che i lavoratori licenziati dalle aziende con meno di 15 dipendenti potessero essere iscritti alle liste di mobilità e godere degli incentivi previsti per la riassunzione, attraverso sgravi fiscali per le aziende. Introdotta dalla legge 148/93 e poi prorogata fino al 30 dicembre 2012, la ‘piccola mobilità’ è stata finanziata prima con 60,4 milioni di euro nel 2002 e poi con 45 milioni di euro all’anno dal 2003 al 2009. Da quest’anno è stata sostituita dagli incentivi previsti dal decreto direttoriale 19 aprile 2013, che prevede contributi complessivi per 20 milioni di euro alle aziende che riassumono lavoratori licenziati e più in generale incentivi alle imprese per la stabilizzazione dei lavoratori. Tuttavia, questa ultima normativa suscita problemi interpretativi che vanno chiariti ed inoltre prevede per l’impresa un contributo, con un meccanismo che non sembra idoneo a sollecitare la riassunzione di lavoratori licenziati. E’ per questo che chiedo al ministro – continua Morgoni – di chiarire le modalità applicative del decreto direttoriale 19 aprile 2013, evitando che si traduca in un ulteriore onere burocratico per le aziende e con quali strumenti intenda monitorare gli effetti dei nuovi incentivi previsti, considerando che il finanziamento è stato molto ridotto. Chiedo inoltre a Giovannini se non sia il caso di ripristinare la ‘piccola mobilità’, per facilitare le assunzioni da parte delle aziende e il reinserimento dei lavoratori’.

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