Senatore Massimo Mucchetti, la Francia nazionalizza i cantieri di St Nazaire e l`Italia vorrebbe nazionalizzare la rete Telecom.
Lo Stato francese detiene la minoranza di blocco dei Chantiers de l`Atlantique ed esercita il diritto di prelazione sul resto delle azioni che i coreani, falliti, di Stx vorrebbero vendere a Fincantieri per 80 milioni. Nazionalizza per trattare meglio con les italiens o per fermarli? Vedremo. La rete di Telecom, invece, vale 15-20 miliardi e garantisce il debito. Tim è privatizzata da anni e lo Stato italiano non ha strumenti legali per pretendere alcunché.
Matteo Orfini, presidente del Pd e voce del renzismo propone di nazionalizzarla.
L`ex collaboratore di D`Alema dovrebbe rendere omaggio ad Angelo Rovati che nel 2006 studiò la possibilità che Telecom cedesse a valori importanti la rete a un soggetto guidato dalla Cassa depositi e prestiti. Poi farsi spiegare da Claudio Costamagna, che disegnò quel piano e adesso guida la Cdp, perché allora reggeva e oggi non più.
Perché?
Nel 2006 Telecom era padrona del mercato in Italia. A Londra la Ofcom studiava la separazione della rete. In Europa, gli incumbent delle tic erano i monopoli cattivi, gli over the top, come Google e Apple, gli sfidanti buoni. Oggi in Italia il potere di mercato di Telecom si è ridotto, il primo operatore mobile è Wind. In Europa nessuno ha varato la separazione della rete. Oggi i veri monopoli terribili sono gli Otp, le telecom company hanno margini in calo e devono fare grandi investimenti.
Tim è nelle mani dei francesi di Vivendi.
E lo scopriamo un anno e mezzo dopo che Vivendi ha preso, per di più a tappe, il 24%? E adesso temiamo lo straniero quando 4 anni fa Telefonica iniziò a
smembrare Telecom nell`indifferenza del governo Letta e del Pd divenuto renziano? Il Senato ci mise una pezza, rendendo difficile la vita agli spagnoli. Ma
l`Argentina è stata persa. Ora tutti scoprono la patria, perché invece di Cattaneo l`ad sarà Recchi. La Francia almeno è coerente. L`Italia scopre l`emergenza con anni di ritardo: parla di rete quando il punto è la rete in quanto parte di Telecom.
In che senso?
Se il problema fosse la rete, dovremmo stare sereni: abbiamo Open Fiber, la società 50 e 50 Enel-Cdp che promette la fibra ottica al Paese.
Non ci crede?
Enel promette un margine del 10-11% sul capitale investito nelle Tlc, Telecom uno inferiore. Sulla distribuzione Enel ha un margine del 18%: o è trattata troppo bene dall`Autorità per l`energia o fa nelle tic un investimento assai incerto e poco conveniente.
La rete è una questione di sicurezza. C`è la controllata Sparkle con i suoi cavi sottomarini.
I centri nevralgici si devono sempre presidiare. Ma agitare il tema della sicurezza nazionale rischia di non far cogliere il vero problema. I grandi Paesi europei tutelano i campioni nazionali delle Tlc. L`Italia ha creduto di essere migliore.
E ora si pente della privatizzazione.
Ma allora andiamo al sodo: permetterà a un`altra grande azienda come Telecom di uscire dal piccolo gruppo dei nostri campioni o farà qualcosa? La Consob sta
meritoriamente indagando se Vivendi eserciti la direzione e controllo senza dichiararlo, senza lanciare un`offerta pubblica d`acquisto e, aggiungo, senza informare bene il governo.
Quindi che si fa?
La Cassa depositi e prestiti faccia valere i diritti di azionista e il Tesoro orienti i suoi rappresentanti nel cda Enel affinché propongano al consiglio di Tim di assorbire Open Fiber pagando in azioni.
Lo Stato torna in Telecom.
Sì, ma non direttamente. Cdp ed Enel sarebbero costrette a stare attente ai conti. Problema: la valutazione delle due reti.
Quella di Tim è data dal mercato. Open Fiber è Metroweb più le concessioni ottenute nelle aree a fallimento di mercato da Infratel.
Non ha valore di mercato?
Se aprisse a nuovi soci lo avrebbe, ma non è successo.
Come cambierebbe l`azionariato di Tim?
Vivendi calerebbe al 22-23%. Enel-Cdp avrebbero il 7-8%.
I francesi continuerebbero a comandare.
Un accordo così presuppone una preliminare intesa sul piano industriale.
L`ad Francesco Starace ha detto di no.
Enel la sa lunga nell`energia. Nelle Tlc è una matricola che ci ha già provato perdendo miliardi. Starace forse teme che il suo futuro dipenda all`operazione Open Fiber come l`aveva prefigurata. Ma la sua idea originaria – posare la fibra senza costi grazie al cambiamento dei contatori – è stata bocciata dall`Authority.
Come si convince Tim?
Non ha mai ricevuto una proposta seria, e ora habisogno di far pace col governo. Così potrà collocare in Borsa una società della rete che avrebbe multipli superiori a quelli di Telecom. Ne godrebbero Vivendi, Enel, Cdp e i soci.
E l`antitrust?
Può continuare a fare quel che ha sempre fatto quando non c`era Open fiber.
Non scatterebbe l`obbligo di lanciare un`Opa?
No, è un accordo industriale, senza patto di sindacato.
I fondi sono infuriati per le ingerenze di Vivendi.
Certo le dichiarazioni di Vivendi su Persidera danno un pessimo segnale. La Consob, per questo, non per altro, potrebbe costringere i francesi a lanciare un`Opa che li dissanguerebbe. Cdp ed Enel possono stabilizzare Telecom con Vivendi, se si investe e si segue una governante corretta. Altrimenti i fondi troveranno uno Stato per amico.


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