Caro direttore, c`è qualcosa che non torna nella rincorsa a chi taglia di più di emolumenti dei parlamentari. I presidenti del Senato e della Camera si autoriducono la paga del 30%? Bene, ma ecco che il Grillo furioso inarca il sopracciglio e tuona: «Troppo poco, si tagli al 50%!». Ma perché il 50, dico io? Non sarebbe meglio il 60%?
Insomma, vogliamo avviare – da epigoni del Sessantotto più scadente – il triste gioco del «più uno» o vogliamo cercare risposte convincenti alle domande vere: perché, a quale scopo e in base a quali parametri si debbono decidere questi tagli? E poi: solo Pietro Grasso e Laura Boldrini, con le assemblee elettive da loro presiedute, devono un tale atto al Paese o anche altri personaggi dovrebbero avvertire lo stesso dovere? Per altri personaggi intendo gli alti esponenti dell`economia, della finanza e dell`accademia, le star dello spettacolo e dello sport, i guru dell`informazione che negli ultimi trent`anni hanno esercitato sul Paese un`influenza non certo inferiore a quella della politica: non inferiore, e in molti casi nemmeno migliore.
Proviamo a ragionare un po`. Ci fu un tempo nel quale il suffragio elettorale era ristretto alle classi agiate e i parlamentari non percepivano alcunché. Erano ricchi
signori che vivevano di rendita. La remunerazione degli incarichi politici elettivi nasce con la democrazia. Diversamente, un povero, ancorché geniale, non potrebbe partecipare al governo e al Parlamento. Di più, una remunerazione troppo bassa aumenta l`esposizione del parlamentare alle tentazioni che provengono dalle lobby. Banalità? Sì, banalità. Ma le vite scandalose di un numero troppo alto di politici in un Paese che soffre rischiano ormai di cancellare quelle premesse della democrazia e di aprire la strada a un`ansia di punizione che, pur comprensibile, acceca e può aprire la strada a nuove forme di oligarchia. Il Movimento 5 Stelle è un soggetto politico in formazione, al vertice del quale siede un ricco signore proprietario del marchio e del megafono e, sotto, un gruppo parlamentare che dovrebbe essere composto, in teoria, di persone senza i mezzi per rendersi centri autonomi di elaborazione. Non è detto che il M5S resti immutato per sempre. Ma oggi così è.
Ora, il Parlamento e il governo possono fare del gran bene o del gran male al Paese. Averli formati da personaggi pagati mille euro al mese non assicura di per sé buoni
risultati. Il problema vero è come selezionare una classe dirigente adeguata, e certo l`attuale legge elettorale risulta inadeguata allo scopo. Ma, se per un attimo,
immaginassimo un Parlamento finalmente degno, quale dovrebbe essere la remunerazione dei suoi membri? E quale dovrebbe essere il più generale costo di produzione dell`attività parlamentare?
Luca Ricolfi, su la Stampa, scrive degli arricchimenti possibili con la politica. Ma rispetto alle professioni e ai mestieri della vita precedente, ci sarà sempre un parlamentare che, con l`incarico, ci guadagna e un altro che ci perde. Forse, i nuovi
piagnoni andrebbero riascoltati una volta lette le loro vecchie dichiarazioni dei redditi. Forse, più che il quantum per testa andrebbe drasticamente tagliato il numero
delle teste che percepiscono, superando il sistema bicamerale. E certo assicurata la massima trasparenza.
Quanto al costo del Parlamento non va dimenticato che si tratta della più importante tecnostruttura del Paese. Certo, ha accumulato privilegi corporativi da rimuovere
senza se e senza ma, tuttavia il Parlamento concentra anche professionalità di prim`ordine e altre ne dovrebbe attirare per poter meglio partecipare al processo
legislativo europeo dal quale, invece, siamo oggi in larga misura assenti. Il taglio dei costi va bene. Se finalizzato allo sviluppo e a nuovi investimenti, va meglio.
Detto questo, non ho alcuna difficoltà ad applaudire alla decisione di Grasso e Boldrini purché costituisca la premessa di uno scatto d`orgoglio della politica e
non il cedimento a una specie di grilliamo democratico. Il M5S – e dico M5S e non Grillo – è un soggetto politico da trattare con serietà, senza pregiudizi ma anche
senza sconti.
Gli italiani – non solo gli elettori del M5S, ma anche tanti altri – sono disgustati dai cattivi esempi e dagli sprechi arroganti delle assemblee elettive nazionali e regionali. In molti c`è un desiderio di punizione contro un`intera categoria, senza
discriminare i buoni dai cattivi. Chi, come il sottoscritto, entra adesso nelle aule parlamentari lo sa e ne tiene conto. Ma la Casta resta tale per definizione e per sempre, trasformando la denuncia in retorica, o le assemblee elettive possono ritrovare l`onore, che è stato macchiato a Roma e in tante Regioni? Un certo numero di italiani dirà sempre che la Casta resisterà a tutto. C`è un cinismo nazionale che
non intende dare mai credito agli altri per giustificare le proprie non innocenti evasioni.
Ma nell`elettorato del M5S e di altre aree politiche, a cominciare dal centro-sinistra, è forte la speranza in una politica che faccia il dover suo. E allora, riformate le modalità di finanziamento dei partiti e la legge elettorale che seleziona i
parlamentari, avrà ancora senso sorvegliare e punire? Sorvegliare, direi, ha senso sempre. Punire, non l`avrebbe più. E tuttavia chi si trova alla guida politica del Paese
dovrebbe comunque destinare una quota della sua remunerazione, adeguata al ruolo, all`impegno e alle responsabilità, a un fondo pubblico speciale. Al termine di ogni anno, e fino a quando dura la crisi, questo fondo riverserà i proventi ottenuti
dai parlamentari al fondo ammortamento del debito pubblico o ad altri utilizzi stabiliti dal Parlamento. La punizione cede il passo alla solidarietà, alla
condivisione della sofferenza di un popolo. Ma questo fondo dovrà avere una speciale caratteristica: essere aperto ai versamenti volontari degli italiani che contano (e guadagnano molto di più dei politici e dei massimi dirigenti della tecnocrazia parlamentare) nella finanza, nell`economia, nell`accademia, nelle professioni,
nello sport e nell`informazione. Versamenti volontari, abbiamo detto, Ma anche nominativi, da comunicare ogni anno on line. Il potere non l`ha esercitato solo la
politica. E quanti sono, ai vertici dei cosiddetti poteri forti, quelli che possono scagliare la prima pietra? Nell`Italia, dove l`ascensore sociale è fermo da anni e la concentrazione della ricchezza sta cancellando il ceto medio mentre i poveri
diventano sempre più poveri, la coesione nazionale richiede esempi che vengano da tutti. Politici e non.


Ne Parlano