di Anna Finocchiaro
legge-elettorale4Io credo che in Senato siamo arrivati al punto: dobbiamo discutere di una legge elettorale possibile, e credo che gli emendamenti che la maggioranza ha presentato per migliorare il testo dell’Italicum uscito dalla Camera siano la miglior sintesi possibile, dove possibile è l’aggettivo che da forza a questa proposta: si tratta di una ipotesi che riscontra la maggiore condivisione e le firme in calce agli emendamenti che ho presentato ne sono la più evidente testimonianza. Stiamo infatti discutendo della legge elettorale possibile e non della legge elettorale che a ciascuno di noi più aggrada.
Veniamo da 8 anni di Porcellum e da una sentenza della Consulta figlia dell’impotenza della politica. Le due questioni fondamentali che gli emendamenti di cui sono prima firmataria affrontano riguardano la soglia per l’accesso di una forza politica alla Camera e quella per ottenere il premio di maggioranza corrispondente a 340 seggi. Le due questioni sono strettamente connesse.
La combinazione delle soglie del 3% per accedere alla Camera e del 40% per ottenere il premio di maggioranza ci permette di rispondere alle esigenze di rappresentanza da una parte e di stabilità dei governi dall’altra, non da oggi la diade intorno alla quale si è esercitato il legislatore per arrivare ad una riforma elettorale. Con questi emendamenti abbiamo la garanzia, attraverso il doppio turno combinato con il superamento – sul piano costituzionale – del bicameralismo, della investitura diretta del Governo da parte degli elettori. Questo è il potere più importante: lo scettro della decisione del Governo viene restituito all’unico vero principe democratico che è il popolo sovrano. In questo quadro, l’innalzamento al 40 per cento della soglia di accesso al premio al primo turno insieme alla riduzione al 3 per cento di quella di accesso alla rappresentanza parlamentare rappresentano cambiamenti di assoluta ragionevolezza.
La decisione di spostare il premio di maggioranza sulla lista e non più sulla coalizione mira infatti a favorire il formarsi di eventuali coalizioni dopo il voto sulla base di vere convergenze politico-programmatiche attorno al partito vincitore, mentre la costituzione di listoni strumentali alla conquista del premio potrà e dovrà essere scoraggiata agendo sui Regolamenti parlamentari, attraverso norme di disincentivo alla frammentazione dei Gruppi.
Lo spirito che ha mosso i firmatari degli emendamenti è quello della necessità di un continuo confronto con i dati di realtà e anche con i progressi rispetto al punto di partenza, che nel nostro caso è appunto il Porcellum di cui tutti ci vogliamo liberare.
Sul nodo della scelta degli eletti la Corte costituzionale ha criticato il Porcellum perché tutti i deputati e tutti i senatori venivano eletti nelle liste bloccate. Su questo punto il Partito Democratico ha maturato da tempo una posizione unitaria largamente condivisa: la netta preferibilità del collegio uninominale maggioritario, meglio se a doppio turno. Il Pd è unito su questo punto, ma è anche solo: lo si è visto alla Camera e lo si è rivisto al Senato; dunque è stato necessario cercare una soluzione diversa nell’ambito delle varie opzioni consentite dalla sentenza della Corte.
Con la proposta che avanziamo avremmo sulla scheda un simbolo di una forza politica e un nome pienamente riconoscibile da parte degli elettori e poi due righe per indicare due preferenze con il meccanismo della preferenza di genere per cui la seconda deve essere di genere diverso, pena l’annullamento. Un sistema misto che prevede una parte di eletti con le preferenze e una parte con il metodo della lista bloccata. Una soluzione di compromesso, certo, ma credo che sotto il profilo della riconoscibilità dell’offerta politica dubbi non se ne possano avere.