di Luigi Zanda
Il risultato elettorale del 31 maggio è positivo e importante. Cominciamo col dire che la vittoria del centrosinistra è netta. Ora governa 16 regioni su 20. Certo, ci sono segnali su cui riflettere e discutere. Penso alla questione della tenuta del partito sui territori e alla selezione delle classi dirigenti locali. Sicuramente il fenomeno più vistoso e pericoloso è l’aumento dell’astensionismo. È possibile che sia il risultato di più fattori: una forte disaffezione nei confronti dell’istituto regionale; l’idiosincrasia per le rotture interne ai partiti (penso a Pastorino in Liguria e a Fitto in Puglia); il peso delle inchieste giudiziarie e, magari non in Campania ma certamente in Liguria e Veneto, la polemica sugli “impresentabili” e la tempistica con cui l’Antimafia ha deciso di pubblicare la famosa lista.
Su questi temi di etica della politica l’astensione può essere addirittura stata immaginata dai cittadini come una reazione sana. Ma, ora dopo queste elezioni amministrative ( si è votato anche in tanti comuni dove il Pd ha vinto o si prepara ai ballottaggi in buona posizione come a Venezia), ancora più importante è capire se il sistema politico italiano è in grado di tenere fino al 2018 approvando le riforme necessarie per battere la crisi. Il primo banco di prova saranno i prossimi due mesi: saranno molto impegnativi e, soprattutto in Senato, dovremo gestirli con responsabilità. A Palazzo Madama dovremo esaminare e approvare il disegno di legge delega sul codice degli appalti, la riforma della Rai a cui si mette mano per la prima volta dai tempi della Gasparri, le nuove norme sull’omicidio stradale che sono un atto di giustizia, e quelle sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso.
E anche il lavoro delle commissioni sarà densissimo, a partire da quello della Affari costituzionali che dovrà esaminare il ddl per l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione che riguarda i partiti. Queste riforme non sono in campo per arricchire il lavoro parlamentare, ma servono al Paese per far ripartire l’economia e per venire incontro a istanze politiche e civili della società e dell’opinione pubblica. Il gruppo democratico del Senato in questa legislatura ha lavorato bene e con grande impegno per portare avanti quel percorso di riforme necessario all’Italia. Non penso che nel nostro gruppo ci sia qualcuno che non riconosca l’enorme responsabilità che grava sulle nostre spalle anche nei prossimi mesi. Il Senato è il punto debole del sistema, visti gli equilibri tra maggioranza e opposizione, e i senatori del Pd sono il cardine che garantisce la continuità del governo e conseguentemente della legislatura, continuità che va assicurata senza alcuna riserva anche nei confronti dell’Europa.
Il governo ha dato la sua disponibilità a modifiche sia sulla scuola sia sulla riforma del Senato. Sta alla responsabilità di tutti proporre modifiche realmente migliorative che non snaturino i testi. Sono convinto che dopo il necessario confronto arriveremo ad approvare, uniti, prima della pausa estiva, un altro importante pacchetto di riforme che indirizzeranno l’Italia verso quella ripresa che anche qualche piccolo ma importante parametro economico, come quello dell’occupazione, ci indica come possibile