“Provate a dire a una persona che è arrivata fino a qui che quella accanto può sbarcare, ma lei no. Questa qui è una forma di tortura mentale che genera fragilità. Ed è qualcosa che è stato indotto, con una norma che non solo viola tutto il diritto internazionale di riferimento, ma è anche inutile e ingiusta e inumana”: il senatore del Pd Antonio Nicita racconta a Fanpage.it i giorni a Catania, a bordo della Humanity 1 e della Geo Barents, dove il governo ha trattenuto centinaia di migranti, impedendo loro di scendere immediatamente a terra.

“Anche volendosi addentrare in questa logica della fragilità e della vulnerabilità”, per cui alcuni migranti vengono fatti sbarcare mentre altri vengono lasciati a bordo, “dire a qualcuno che è arrivato fino a lì che non può scendere, è un evento che fa esplodere qualunque tipo di fragilità. La prossima volta la maggioranza venga con noi a bordo e provi a dire a queste persone che ti guardano, per ore, il motivo per il quale loro non possono scendere”, ha detto Nicita

Quello che hanno passato le persone a cui non è stato permesso di sbarcare subito, ha detto ancora il senatore, è una forma di tortura. “La novità di questa situazione è questa fragilità indotta. Per cui una persona vede quella al suo fianco, con cui è stata insieme per giorni e giorni nella stessa situazione, scendere per qualche mentre quella stessa persona è costretta a restare a bordo. Questa qui è una forma di tortura mentale che genera fragilità. È il tipico caso in cui una persona può pensare a autolesionismo o suicidio. Questo è qualcosa che abbiamo indotto, con una norma che non solo viola tutto il diritto internazionale di riferimento, ma è anche inutile e ingiusta e inumana”, ha spiegato Nicita.

Per cui ogni distinzione tra naufraghi, migranti, persone soccorse in mare o trasbordate: “Sono tutti dei sopravvissuti, qualcuno che ha attraversato la vita e la morte, e poi è ritornata. Quando questo accade sono semplicemente persone a cui noi dobbiamo provare a restituire la dignità umana, non a sottrargliela”.

Nicita ha raccontato quelle ore a bordo: la disperazione di coloro che erano rimasti, i minori che non erano stati individuati ed erano ancora a bordo, i casi di scabbia, le cicatrici sui corpi. Il decreto voluto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha sottolineato, ha creato in loro un’ulteriore trauma, come se non bastasse quello del viaggio che hanno intrapreso, attraverso una delle rotte più pericolose al mondo e spesso passando per l’inferno libico.

“Oggi abbiamo una grande crisi internazionale” con la Francia, “che non fa bene all’Italia. Abbiamo un modello per cui c’è da vergognarsi dal punto di vista di accoglienza e soccorso. E un approccio che non aiuta a risolvere il vero punto, perché è vero che abbiamo un problema di solidarietà europea. È vero che dobbiamo facilitare alla partenza i meccanismi di accoglienza e creare investimenti in Africa. Ma tutto questo non si fa con un braccio di ferro sulla pelle delle persone”.


Ne Parlano