«Il modello tedesco per salvare Isab-Lukoil». Così il senatore siracusano Antonio Nicita (Pd) primo firmatario di una norma ad hoc che prevede l’«amministrazione fiduciaria temporanea» da parte dello Stato di siti ritenuti «infrastruttura critica per la sicurezza nazionale». Al Petrolchimico conto alla rovescia verso il 5 dicembre. «Ho fiducia in Giorgetti e Urso», dice Nicita.
Una norma per salvare le raffinerie Isab-Lukoil che nel Petrolchimico siracusano rischiano la chiusura a causa dell`embargo al petrolio russo che scatterà il 5 dicembre. È nell`emendamento depositato in commissione Bilancio al Senato dal Partito democratico: primo firmatario il senatore siracusano Antonio Nicita. Arriverebbe in aula entro la fine di dicembre, per farsi legge dentro il Dl Aiuti quater. La società, dopo il no delle banche alla riapertura del credito ha strategie per resistere fino ai primi del 2023.

Senatore Nicita, cosa introduce la “sua” norma?

«Ricalca la soluzione adottata dalla Germania con la raffinerie della russa Rosneft. Riproduce parte dell`articolo 17 della legge tedesca che nel maggio scorso ha modificato i regolamenti energetici e ha reso possibile in quel Paese l`introduzione dell`”amministrazione fiduciaria temporanea” da parte dello Stato di siti ritenuti “infrastruttura critica per la sicurezza nazionale”. Soluzione che ha permesso di salvare le raffinerie Rosneft, in vista dell`embargo del petrolio russo».

Ne ha già parlato con il governo Meloni?

«Ho anticipato al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, prima l`idea e poi il testo dell`emendamento che prevede l`amministrazione fiduciaria, e lo ringrazio per averla subito inserita tra le opzioni possibili».

State lavorando affinché la norma abbia un cammino spedito, senza intoppi?

«Certo. E chiedo pubblicamente a tutti gli attuali parlamentari del nostro territorio, a partire dagli onorevoli Luca Cannata (FdI) e Filippo Scerra (M55), con i quali ci scambiamo di frequente opinioni e idee, di aiutarmi a sostenere l`emendamento».

Si cominciano a leggere attacchi al governo Draghi. Troppo ritardo. Si poteva agire prima?

«Non è più il momento di polemiche politiche, attaccando tra l`altro il governo Draghi sostenuto da una larga maggioranza, e quindi il suo ministro Giorgetti, ieri al Mise e oggi al Mef. Ho fiducia nel lavoro che i ministri Giorgetti e Urso stanno svolgendo».

Forse non dipendeva dai singoli ministri. Giorgetti in Parlamento parlò di “rilevanti questioni di strategia e sicurezza nazionale” e di coinvolgimento del governo al suo “apice”. Non c`è stato pressing adeguato dal territorio?

«Se ci sono stati errori, dai quali imparare per il futuro, valgono per tutti. Dobbiamo essere più autorevoli e più incisivi, come territorio, a livello nazionale, avanzare ventagli di proposte tecniche concrete, agire uniti e in modo bipartisan».

Lei e la senatrice Furlan avete richiesto per primi la Comfort letter. A ottobre. Otto mesi per richiedere un documento che sancisse che Isab-Lukoil non è soggetta a sanzioni?

«Abbiamo avanzato richiesta formale e specifica appena eletti. Sì, c`è stato un ritardo con la richiesta di Comfort Letter. Oggi la conoscono tutti, ma andava chiesta al Comitato salvaguardia finanziaria del Mef, facendo pressione su quello che è un soggetto distinto e autonomo, e promuovendo diffide piuttosto che generiche richieste politiche. Al tempo stesso andava avanzata prima la norma sul modello tedesco».

E qui torniamo al suo emendamento…

«Quello che fa questa norma è ricollegarsi a due principi: da una parte all`impostazione del Golden power, che definisce raffinazioni come quelle Isab “infrastrutture critiche nazionali per la sicurezza”. Dall`altra dà facoltà al governo di imporre un`amministrazione controllata temporanea su questi asset laddove dovessero verificarsi decisioni che li mettano a rischio da parte di chi ne è proprietario, o da crisi internazionali come le sanzioni. Copre esattamente il nostro quadro».

Si è riposta troppa fiducia sulle garanzie Sace, secondo lei? Alla fine le banche non hanno risposto positivamente.

«Andava creato un pacchetto di opzioni anziché puntare solo sulle garanzie Sace alle banche, le quali, tolto l`alibi sanzioni dopo la Comfort Letter, ci rivelano che vogliono una garanzia del 100% per un business molto remunerativo».

Ora il pacchetto opzioni c`è, anche se in ritardo. Tra esse c`è la deroga all`embargo da chiedere in Europa. La Bulgaria l`ha ottenuta. Ora permetterà l`esportazione dei prodotti raffinati e Lukoil ricambierà con tasse. Come la vede?

«Non è ancora definita questa parte. Qualche giorno fa la Commissione europea ha spiegato che in ogni caso la raffineria bulgara non può esportare i prodotti del petrolio russo. Priolo ha un record di esportazioni legate appunto ai prodotti petroliferi. Quindi attenzione sul tema deroga. Molto più efficace il modello tedesco per mantenere produzione, sbocchi commerciali e occupazione».


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