di Luigi Zanda
jobSe vogliamo sviluppo dobbiamo insistere con il processo di riforme e mettere in campo un ventaglio ancora più ampio, profondo, innovativo, di cambiamento radicale. Tra queste c’è sicuramente la delega sul lavoro che ha avuto la fiducia dei senatori del Partito Democratico.
Se vogliamo sviluppo e lavoro dobbiamo darci un obiettivo prioritario: creare le condizioni più favorevoli possibili per chi vuole investire, per chi vuole fare impresa, per chi vuole creare posti di lavoro. Il provvedimento è molto ambizioso ed è diretto in primo luogo ad aiutare chi il lavoro non ce l’ha. A quel 45% di disoccupazione giovanile’, al 70% dei neo assunti in forma precaria e privo della tutela dell’art.18 e ai milioni di lavoratori esclusi dalla cassa integrazione o da altre forme di tutela.
Sono queste le vere ingiustizie che la delega vuole correggere. L’intervento sull’art. 18 assieme all’ampliamento degli ammortizzatori sociali, non ha solo l’obiettivo di restituire sicurezza alle imprese. Prima ancora è una straordinaria misura di equità sociale e di allargamento delle tutele ai non tutelati che oggi, come ci dicono i numeri, sono diventati la massa dei lavoratori.
Tutte le riforme che stiamo esaminando in questa fase difficile, scuola, giustizia, anticorruzione, pubblica amministrazione, fisco, diritti civili, ordinamento costituzionale, legge elettorale, lavoro, sono materie che da decenni vanno e vengono nel dibattito parlamentare, sempre bloccate da veti politici più che dalla dialettica delle idee. Negli anni, quest’impotenza parlamentare e il conseguente blocco delle decisioni hanno alimentato la sfiducia dei cittadini nella politica e nelle istituzioni.
Dobbiamo riflettere su questo punto, anche pensando al futuro del nostro Paese e dell’Europa. Per tutelare la forza della democrazia, dobbiamo restituirle la capacità di decidere, sapendo che il pluralismo non è uno strumento di interdizione, ma il metodo che, dopo libere elezioni, attribuisce alla maggioranza il potere di governare.