di Felice Casson e Giuseppe Lumia
tortura
Votando il ddl sull’introduzione del reato di tortura abbiamo sanato un ritardo dell’Italia adeguando il nostro ordinamento al diritto internazionale. L’indicazione della tortura come reato comune ci mette nelle condizioni di colpire in modo specifico, ad esempio, le organizzazioni mafiose, che l’hanno utilizzata più volte e hanno ridotto in condizioni disumane tante persone, anche bambini, che sono state private della libertà (non dimentichiamo il piccolo Di Matteo, sciolto nell’acido).
E non vanno dimenticati i maltrattamenti nei confronti degli anziani che superano una certa soglia e che diventano tortura; così come i maltrattamenti nei confronti dei minori e dei bambini.
Questo non ci ha sottratti dalla necessità, prevista soprattutto dalle convenzioni internazionali, di colpire anche il pubblico ufficiale, uomo di potere, rappresentante delle istituzioni, qualora abusi di questa qualità per esercitare una pressione che si trasforma in tortura, con atti che sono materiali o di tipo psicologico. Anzi, abbiamo previsto un’aggravante con effetto speciale, punita con la reclusione da quattro a dodici anni.
La nostra cultura giuridica il nostro senso di umanità, il nostro modo di approcciare la questione, in coerenza con la nostra Costituzione e con le convenzioni internazionali, ci dicono che è stato ottenuto un buon risultato.