“Esprimiamo viva preoccupazione per l’evoluzione della difficile situazione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò italiani rientrati in India dopo il poco chiaro ‘scontro diplomatico’ tra Italia e India che potrebbe, addirittura, aver complicato la loro vicenda umana”. E’ quanto scrivono in una nota Marco Fedi e Francesco Giacobbe, rispettivamente deputato e senatore eletti con il Partito democratico nella ripartizione Africa-Asia-Oceania e Antartide.
“Le vicende delle ultime settimane – scrivono Fedi e Giacobbe – hanno evidenziato tanti limiti nella gestione di questa dolorosa vicenda che, a causa di una palese mancanza di coordinamento, ha messo i nostri militari in una situazione a dir poco imbarazzante.La popolazione indiana, infatti, ha ben impresso nella testa i loro volti e, sulla scia del tam tam  messo in atto dai media indiani, da mesi grida vendetta nei loro confronti: un atteggiamento che pone Latorre e Girone come le uniche vittime di una vicenda affatto chiara. Per questo è necessario mettere in atto tutte le azioni possibili per garantire la piena trasparenza nel processo che vedrà i nostri militari come unici imputati”.
C’è poi la questione diplomatica da non sottovalutare. “L’India e l’Italia – sottolineano ancora Fedi e Giacobbe – hanno sempre avuto intensi rapporti di amicizia e cooperazione, frutto di un duro e proficuo lavoro diplomatico che non può e non deve azzerarsi in modo così brutale. Il nostro auspicio – scrivono i parlamentari del Pd – è che una volta conclusa in positivo tutta la vicenda, da questo confronto fin qui aspro e teso, i rapporti tra i Paesi ne escano addirittura rafforzati e proiettati in una collaborazione futura in grado di intensificare ulteriormente le relazioni bilaterali”. “Il nostro impegno – concludono Fedi e Giacobbe – è quello di continuare a seguire direttamente la vicenda, confermando il pieno sostegno ai nostri marò e ribadendo alla Farnesina la nostra completa disponibilità per eventuali azioni diplomatiche da intraprendere con il governo indiano”.


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