“La difesa di Gasparri e Donzelli
dell’emendamento della destra che punta a picconare i ballottaggi nei
comuni è maldestra e infondata”. Lo dice il senatore Pd, Dario
PARRINI, interpellato dall’Adnkronos.
“In primo luogo evitano di rispondere all’obiezione più decisiva e
importante, che è quella riguardante le ragioni di metodo che rendono
palese la inammissibilità dell’emendamento e altrettanto palese la sua
incostituzionalità, per evidente contrasto con l’articolo 72 comma 4
della Costituzione, che vieta di intervenire per decreto, e a maggior
ragione con un emendamento a un decreto, sulle formule elettorali.
Secondariamente, Gasparri e Donzelli usano nel merito esempi illogici
rispetto alla discussione in corso. Quello del 2017 del deputato
Parisi non era un decreto e non ebbe seguito alcuno, quindi è un
precedente del tutto irrilevante. Quanto poi all’evocazione della
Toscana, essa strappa un sorriso: nel consiglio regionale della
Toscana, nel 2014, dopo approfondimenti durati oltre un anno, venne
votata, con una larghissima maggioranza, una riforma che trasformava
una legge a un turno in una legge con una soglia. Cioè si fece un
passo avanti nel senso di dare più legittimazione e rappresentatività
al presidente eletto, passando da una norma in cui il ballottaggio era
inesistente a una norma che lo rendeva possibile”.
“Con l’emendamento della destra si fa un tentativo di segno contrario:
con un colpo di mano, di straforo e senza alcun dialogo con
l’opposizione, si trasformerebbe una legge a due turni con soglia 50%,
che assicura agli eletti il massimo di rappresentatività e che dura da
32 anni, in una legge elettorale con soglia 40%, riducendo fortemente
la possibilità di ballottaggio nonché la rappresentatività e
legittimità dei sindaci e dei consigli comunali eletti. Cioè si cerca
di fare un’operazione il cui contenuto è l’opposto esatto di quanto
fatto in Toscana nel 2014. Gasparri e Donzelli hanno insomma messo in
campo, bontà loro, il più errato e sterile dei paragoni”.


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