“L’Avvocatura di Stato nella
stragrande maggioranza dei casi ha fatto appello contro i
risarcimenti alle vittime delle stragi nazifascite. E il Mef si
rifiuta di ricorrere alle transazioni, che comporterebbero un
risparmio di tempo per i familiari delle vittime e di soldi per
lo Stato”. Lo ha spiegato il senatore del Pd, Dario Parrini, in
una conferenza stampa, nella sede regionale del Pd a Firenze,
sulla mobilitazione per i risarcimenti ai familiari delle vittime
di crimini nazifascisti.

“Conosciamo la storia della premier Meloni, ma conosciamo anche
il suo ruolo. Faccia una telefonata, intervenga perché
l’Avvocatura rappresenta il Governo e il Mef ne è
un’articolazione. Meloni intervenga, ha il potere di far cambiare
atteggiamento con una telefonata”, ha aggiunto Parrini.

“Ci sono processi penali che si sono celebrati a cavallo del
2010 che hanno avuto, assieme a delle condanne penali, la
condanna al pagamento di provvisionali immediatamente esecutive
in favore dei familiari delle vittime e che hanno già portato a
fare richieste di accesso al fondo istituito dal Decreto Draghi
del 2022. Per ora risultano pochi pagamenti di queste sentenze
che sono già effettuati. In questo caso, si tratta di fare
pressione perché i pagamenti avvengano rapidamente”, ha
sottolineato Parrini.

“Ci sono cause civili poi -ha proseguito- in corso, avviate sulla
base del Decreto Draghi del 2022, nelle quali il problema è
doppio. Da una parte l’Avvocatura sta in giudizio con eccezioni
pretestuose e inaccettabili che sono tese ad ostacolare i
ricorrenti e ad allungare i tempi. Quando interviene una sentenza
favorevole e quasi in ogni caso i giudici hanno fatto sentenze
favorevoli, l’Avvocatura ricorre sistematicamente in appello,
impendendo il passaggio in giudicato della sentenza, e questo
allunga i tempi perché i ristori non possono essere pagati se non
con una sentenza definitiva. Poi c’è la colpa grave del Mef non
solo di pagare in ritardo ma di non percorrere una via prevista
del Decreto Draghi che è quella delle transizioni che sarebbero
un fatto positivo per i ricorrenti perché una soluzione
extragiudiziale permetterebbe di arrivare al risultato in tempi
più brevi, ma anche per lo Stato stesso che -ha concluso Parrini-
andrebbe incontro a un esborso molto inferiore a quello che sarà
se invece si aspetterà per pagare il terzo grado di giudizio”.