“Giovanni Gentile, di cui nessuno disconosce il valore come studioso e filosofo, fu per tutta la sua durata un sostenitore fervente della dittatura fascista, dalla quale venne ricompensato con alti incarichi lungo oltre un ventennio. La sostenne anche nella fase sanguinaria del governo di Mussolini a Salò, un regime-fantoccio di Hitler – elogiato da Gentile in un discorso del marzo 1944 – che si distinse per l’attiva collaborazione che i repubblichini assicurarono ai nazisti nella caccia all’uomo contro i partigiani e nell’organizzazione di eccidi e deportazioni nei campi di sterminio”. È quanto affermano in una nota i due parlamentari del Pd Dario Parrini, senatore, e Federico Gianassi, deputato.
“Che il Ministro della Cultura Alessandro Giuli – continuano i due esponenti Dem -, a dieci giorni dal 25 Aprile, ci additi Gentile come un simbolo di pacificazione da onorare con l’intitolazione di uno spazio pubblico, è un fatto grave che deforma la storia di questo Paese e ferisce l’anima profondamente antifascista e democratica della città di Firenze. Se è una provocazione, è una provocazione di cattivo gusto. Per usare il linguaggio del Ministro, è una provocazione ‘neoprimitiva’. La destra post-missina o non fa i conti con la storia d’Italia. O, se li fa, li sbaglia”, concludono i parlamentari dem.