‘Vorrei dire affettuosamente alla collega Donno che sarebbe opportuno informarsi meglio sulle leggi vigenti prima di lanciarsi in accuse prive di senso. Il mio emendamento al ddl 1728 sulla biodiversità non elimina le procedure di evidenza pubblica nell’assegnazione dei fondi per l’agricoltura, come lei ha detto. Anzi, tutt’altro’. Lo dice la senatrice Leana Pignedoli, capogruppo del Pd nella Commissione Agricoltura.
‘L’eliminazione del termine ‘procedure di evidenza pubblica’ nell’ambito dell’articolo 16 di quel testo – spiega – non è affatto il venir meno di una procedura selettiva pubblica tra progetti concorrenti. Tutti sanno che la legge 241/1990, insieme con il decreto 165/2001 sul procedimento amministrativo, prevede già che la ‘concessione di sovvenzioni e contributi siano subordinate alla predeterminazione da parte delle amministrazioni procedenti’. L’emendamento ha dunque carattere puramente tecnico, visto che siamo in presenza di una normativa ben precisa in caso di ripartizione dei fondi per i progetti speciali. Per questo si ritiene che il termine evidenza pubblica possa essere superfluo e più adeguato per gare d’appalto. Come certamente saprà la collega – continua Leana Pignedoli – il ministero, a legislazione vigente, già oggi procede all’assegnazione di contributi anche per finalità come quelle richiamate dalla norma in esame. Si tratta della ripartizione dei fondi per i progetti speciali. La procedura adottata – conclude Pignedoli – si configura come un vero e proprio bando pubblico con la nomina di una commissione di valutazione e presenta, come richiesto dal Consiglio di Stato, la forma del decreto ministeriale che ne assicura la pubblicità. Non si vagheggi su giochetti e fantomatiche discrezionalità. Questo è quanto’.

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