«Entro qualche settimana Salvatore Girone sarà in Italia». Il ministro della Difesa Roberta Pinotti non ha dubbi. Appena ricevuta la notizia del «verdetto» del tribunale dell`Aia ha parlato con il fuciliere dei marò che si trova in India e con il suo collega Massimiliano Latorre che ha ottenuto di poter rimanere a casa almeno fino a settembre. E non riesce a nascondere la propria soddisfazione.
L`India pone condizioni, alcune fonti fanno sapere che nulla è scontato. Lei è davvero sicura che la sentenza sarà rispettata?
«Certamente, perché sono state proprio le autorità indiane a dichiarare che si sarebbero attenute alla decisione del tribunale. Dovranno essere svolti alcuni adempimenti, ma non ci saranno tentennamenti».
Quindi siamo a una svolta reale?
«I nostri avvocati mi hanno assicurato che è davvero così. E quindi dobbiamo essere felici per questo bell`inizio di settimana che ci ripaga di tanti momenti anche difficili, soprattutto dell`impegno di questo governo che è sempre stato totale. Credo che una sentenza simile sia utile anche a riportare la vicenda in una dinamica più normale
fra i due Stati».
Lei ieri ha parlato con Girone. Come lo ha trovato?
«Non potevo vederlo, ma per la prima volta ho avuto la sensazione che stesse sorridendo. Era emozionato, finalmente sollevato. Lui è sempre stato informato di ogni passaggio, ha affrontato ogni momento anche
quelli davvero critici in maniera pacata. Ma adesso era diverso, sapeva perfettamente che quella di ieri era una decisione che avrebbe potuto cambiargli la vita».
In che senso?
«Se il pronunciamento dei giudici fosse stato negativo aveva valutato anche come riorganizzare la propria vita. Era consapevole che di fronte a un “no” non ci sarebbero stati altri passaggi intermedi fino alla sentenza».
Vi state occupando anche della sua famiglia?
«Girone ha una moglie, un figlio adolescente e una bimba che lo reclamano. Sono stata vicina a loro in questi due anni e ne conosco la sofferenza profonda. Lui è lontano da casa da quattro anni. Ora avrà finalmente la possibilità di veder crescere i figli, di tenere in braccio la piccola e seguire il più grande».
E anche di tornare a un`esistenza normale?
«Finora ha mostrato grande determinazione e questo certamente lo ha aiutato. Ha avuto la forza di prendere la maturità, poi si è iscritto a Giurisprudenza e ha cominciato a sostenere gli esami. Ha avuto una grande volontà, però adesso si può dire che era arrivato a un punto quasi limite di tensione».
Possiamo credere che il rientro in Italia sarà definitivo?
«Noi abbiamo sempre rispettato le autorità indiane facendoli tornare a New Delhi dopo la permanenza in Italia e
le sentenze del tribunale arbitrale. Continueremo a farlo. Il procedimento non è concluso, i giudici dell`Aia hanno riconosciuto come valide le ragioni giuridiche della posizione italiana in base al diritto internazionale e questo ci dà soddisfazione, però sappiamo che la vicenda non è affatto conclusa. Del resto fino al 2018 non arriverà la decisione definitiva, sino a quel momento molto può ancora succedere».
La sentenza di ieri modifica la strategia giudiziaria?
«No, ha il pregio di rafforzarla proprio perché abbiamo ottenuto un primo pronunciamento favorevole. Il nostro Paese continuerà a far valere le proprie tesi sull`esclusività della giurisdizione italiana sulla
vicenda della Enrica Lexie e sull`immunità dei fucilieri nel corso della procedura arbitrale. Del resto non è la prima volta che otteniamo un buon risultato».
Si riferisce al verdetto di Amburgo?
«Sì, il fatto che il Tribunale per il diritto del mare abbia sospeso i vari procedimenti a carico dei fucilieri, ha comunque determinato un effetto a catena positivo. Io sono molto fiduciosa, so che alla fine la linea italiana sarà ritenuta valida».
Ha rapporti costanti anche con Latorre?
«Sì, noi seguiamo entrambi sempre. E dunque anche ieri abbiamo avuto un lungo colloquio. La sua non è certamente una posizione facile, visto che – sia pur per una questione di malattia – ha avuto comunque la possibilità di poter rientrare in patria. Sapere che Girone tornerà è stato per lui un vero sollievo».


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