“Può apparire sorprendente l’eco suscitata dalla scomparsa di Gigi Covatta, il sentimento che ha attraversato in questi giorni vecchi e giovani compagni socialisti, ma anche personalità distanti dalla sua formazione, è ben lungi da ciò che si riserva a un ex parlamentare. La verità è contenuta nei suoi scritti su Mondo Operaio, nella qualità e nell’attualità dei suoi ragionamenti, nella qualità fine e preziosa dei suoi scritti. La verità è che Gigi fu un politico antico per la militanza totalizzante fatta di confronti infiniti, sigarette mai spente, passioni mai sopite, aneliti mai domi; e fu moderno per la capacità di lettura dei fenomeni, nell’intuizione riformatrice, nella contaminazione ardita; e fu anomalo nel suo essere cristiano e socialista nel tempo in cui i cristiani avevano una casa ineludibile e i socialisti sapevano di laicismo sferzante”. Lo ha detto in Aula il senatore del Pd Gianni Pittella, ricordando la scomparsa dei Luigi Covatta. “Una vita di feconda di contraddizioni, quella di Covatta – ha proseguito Pittella – fu militante nell’associazione cattolica contro il doroterismo democristiano, fu socialista lombardiano ma criticamente al fianco, mai contro, la modernizzazione di Craxi, e fu uno degli ispiratori del manifesto di Rimini sui meriti e bisogni. La sua levatura fece il paio con un tratto umano di una sincerità disarmante che solo un vero onesto intellettuale sa agire; polemista mai polemico, sapeva annegare nell’ironia i disaccordi, la parola scritta fu il grimaldello ideale per scardinare totem e tabù. Diciamocelo: non c’entra nulla con l’attuale tempo politico fatto di forme senza sostanza e di decisioni senza pensiero. Per questo suscita ammirazione e sentimento ai quali personalmente affianco l’amicizia e la consonanza di mille battaglie, quando la politica aveva la P maiuscola e cambiare la società impegnava tutta la vita”.
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