Tra i settori economici più colpiti dalla pandemia ve n`è uno di cui si deve parlare bisbigliando, il comparto del gioco legale o gioco pubblico. Si tratta in realtà di un` attività che, da alcuni decenni, è finalmente emersa dall`”economia non osservata” o peggio criminale verso un contesto di legalità tra i più controllati in Europa, regolata specificamente in modo da garantire la tutela dei consumatori ed il controllo fiscale e contribuire ad un flusso di gettito per l` erario pubblico di ll miliardi di euro l` anno (pre-Covid). Una quota parte rilevante di entrate dello Stato, altrimenti nella casse della criminalità organizzata, 12 mila esercizi commerciali regolati da concessioni statali, oltre 150 mila posti di lavoro regolari, tra lavoratori diretti e dipendenti dei concessionari, altrimenti relegati a manovalanza criminale in nero, e un indotto che occupa circa 400 mila persone. Un settore rilevante dell`economia dunque, oggi in ginocchio. Oltre 250 giorni di stop in poco più di un armo hanno devastato i conti economici delle aziende del comparto, generato un importante perdita per l`Erario (vicina ai 5 miliardi di euro) e provocato la prepotente riemersione del gioco illegale, come dimostrano le centinaia di sequestri nel periodo emergenziale, coordinati dall`Agenzia Dogane e Monopoli. E non appena il blocco ai licenziamenti cesserà la perdita di posti di lavori rischia di essere enorme, innanzi tutto i 30 mila addetti impiegati nella distribuzione fisica, quella delle sale e delle attività più labour intensive, le più penalizzate dalla crisi. Innovazione tecnologica, registro degli esclusi, daspo da gioco e soprattutto assistenza psicologica, sanitaria e tutela da forme indebitamento usuraio sono gli strumenti di contrasto al disturbo da gioco d`azzardo (su tali strumenti mi piacerebbe si aprisse un dibattito vero, laico) di certo non lo sono un inefficace proibizionismo, la distruzione di un comparto economico con conseguenze rilevanti per occupazione e gettito e la riconsegna del gioco alla clandestinità e ai sottoscala. Per questo, giovedì 18 febbraio sono intervenuto alla prima manifestazione degli esercenti e dei lavoratori del gioco legale per richiamare l`iniziativa parlamentare e di governo sul comparto. E per questo aderisco fin d`ora politicamente alla giornata di mobilitazione dei lavoratori dipendenti della distribuzione specializzata del gioco legale, delle sale bingo, sale scommesse e gaming hall, organizzata dalla triplice confederale, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs il giorno 26 di marzo. Quali sono le priorità dinanzi a noi? Primo. Inserire nel «decreto Sostegno» per il quale il Parlamento ha già autorizzato uno scostamento di bilancio di 32 miliardi (che potrebbe essere ulteriormente rafforzato) misure di rinvio del prelievo fiscale alle società concessionarie e di riduzione della pressione fiscale al comparto. Prorogare le scadenze degli oneri fiscali e ristorare almeno in quota parte i costi fissi sopportati dalle aziende. Secondo. Consentire progressivamente la riapertura delle attività in zona gialla, dietro approvazione di protocolli di sicurezza, portando cioè il settore del gioco pubblico alla pari delle altre attività, eliminando quella palese discriminazione subita fino ad ora dal comparto. Con un evidente paradosso invece, persino nella prima regione «bianca» d`Italia, ovvero la Sardegna, sono riaperte tutti i comparti meno che quelli del gioco. Terzo. Preservare l`equilibrio economico e finanziario delle aziende concessionarie e dei loro partner commerciali riprogrammando un orizzonte di affidamenti che tenga conto della contingenza del periodo emergenziale e delle mutate condizioni della domanda. Alcune concessioni sono scadute, altre stanno scadendo ed è necessaria una proroga per recuperare l` attività non svolta e a rimettere in piedi i conti delle aziende. Quarto. Riordinare, ridurre e razionalizzare tutta l`offerta di gioco in una complessiva riforma di settore che metta ordine al caos normativo.
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