di Giuseppe Cucca, Rossana Filippin, Giuseppe Lumia
La riforma della giustizia civile è un’antica sfida, una sfida con la quale questo Paese ha provato più volte a cimentarsi, anche se il più delle volte sono stati tentativi falliti. Da troppo tempo sentiamo dire che la giustizia, e ancor più la giustizia civile, è malata. Una disfunzione che frena il Paese e scoraggia le imprese, la cui inefficienza causa perdita di competitività, oltre a bloccare gli investimenti dei capitali dall’estero. Con l’approvazione di questo decreto è finalmente cambiato l’ordine di priorità e la giustizia civile viene messa al primo posto.
Questo provvedimento segna una svolta nella gestione dei temi della giustizia, con una visione molto moderna e molto innovativa, che ha raccolto il consenso generale degli operatori del settore. L’intento principale è infatti di offrire al cittadino strumenti più agili, più rapidi e meno dispendiosi per la risoluzione dei giudizi pendenti, con evidente vantaggio per gli utenti, per l’intera attività giudiziaria e per la magistratura. Questo vale soprattutto per la materia delle separazioni, dei divorzi e della cessazione degli effetti civili del matrimonio. Occorre sgomberare un equivoco di fondo: il testo riguarda esclusivamente le separazioni consensuali, offrendo nei casi previsti strumenti più agili, più rapidi e meno costosi. E va chiarito che rimane in ogni caso a disposizione dei coniugi la possibilità di servirsi del sistema attualmente vigente e quindi di rivolgersi al tribunale.
Anche la negoziazione assistita viene introdotta come un istituto facoltativo, salvo pochissime eccezioni nelle quali diventa una condizione di procedibilità.
Nel complesso, dunque il provvedimento ha un approccio innovativo di cui bisogna rendere merito al ministro Orlando, che con coraggio ha voluto proporre questo testo. Non possiamo e non vogliamo dire ora che così sono stati risolti tutti i problemi della giustizia. No. Occorre un intervento organico e completo, un percorso che è contenuto nel complesso dei 7 provvedimenti previsti dal governo. Dovremo infatti semplificare la normativa, riorganizzare il sistema e l’ordinamento, ridurre i riti, perchè solo con una riforma seria della giustizia possiamo permettere all’Italia di proporsi, anche in Europa, come un Paese credibile e moderno.