“Dopo l’audizione di ieri in Commissione Ecomafie dei rappresentanti dei lavoratori della Miteni sulla produzione delle sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), sono caduti gli ultimi dubbi quantomeno sulla conoscenza e conseguente responsabilità per l’attuale proprietà, la ICIG con sede amministrativa in Lussemburgo e sede operativa a Francoforte, e per la Regione Veneto. Richiederò che gli atti di questa audizione vengano inviati alla Procura competente, dopo che sono stati acquisiti anche i report delle analisi eseguite sui dipendenti dal 2000”. Lo dice la senatrice Laura Puppato, capogruppo del Pd nella Commissione Ecomafie.
“Dall’audizione – spiega Laura Puppato – è emerso con chiarezza che la pericolosità sanitaria derivante dalla lavorazione dei pfas nello stabilimento Miteni era nota già nei primi anni Duemila, ai tempi delle precedenti proprietà. Lo Spisal (Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza Ambienti di Lavoro) dell’ Usl locale effettuava da allora gli specifici esami del sangue sui dipendenti, inviando i campioni in laboratori specializzati negli Usa e in Germania e rilevando valori di Pfas molto al di sopra di quelli registrati tra i lavoratori dell’americana Dupont, che avevano sollevato scalpore. L’amministratore delegato dal 2009  al 2015, l’ingegner Guarracino, già noto per essere stato direttore sanitario della Montedison di Bussi e dello stabilimento Solvay di Spinetta Marengo, nel 2013 in un’audizione al Comune di Trissino dichiarò che ‘quando l’Icig acquisì da Mitsubishi  la Miteni, questa era un’azienda tencicamente fallita’. E questo significa che aveva brevetti scaduti, impianti e prodotti obsoleti e problemi di inquinamento già allora insuperabili. Si conoscevano già gli effetti dei Pfas sulle acque e sulla salute, così come era noto  che lo stabilimento sorgesse su ricarica di falda e fosse a rischio di incidente rilevante, tanto che il tracciato della Superstrada Pedemontana veneta è stato per questo deviato. I lavoratori hanno espresso grande preoccupazione sia per non avere piena e condivisa conoscenza degli effetti dei PFAS sul sistema cardiovascolare e su quello endocrino sia per le prospettive del loro lavoro. Sebbene anche su questo si sia fatta luce: sui 120 dipendenti dell’azienda solo 13 sono tecnici dedicati alle produzioni PFAS, cosa che permetterebbe di dismettere la sola produzione incriminata senza compromettere il lavoro che offre l’intera azienda. A loro – conclude Puppato –  la piena vicinanza e solidarietà della nostra commissione”.


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