“Il 48º decreto-legge di questa legislatura arriva in Aula con un metodo che calpesta il Parlamento e aggira il confronto democratico. Come diceva Rodotà, il Parlamento non è un orpello, bensì il luogo del confronto e del dissenso. Non c’è nessuna emergenza di ordine pubblico da affrontare: c’è solo il bisogno di alimentare la propaganda della paura. Ma la sicurezza non si costruisce con l’autoritarismo, bensì rafforzando il welfare, il lavoro stabile, la scuola e la sanità pubblica.”
Lo ha dichiarato la senatrice Enza Rando, responsabile della legalità e del contrasto alle mafie nella segreteria nazionale del Partito Democratico, intervenendo in Aula in discussione generale sul DdL Sicurezza.
“Nel merito, siamo davanti a un testo che stravolge principi costituzionali e introduce norme che reprimono il dissenso e criminalizzano la povertà. Dalla detenzione per le madri con figli minori, fino al Daspo urbano arbitrario o al reato di resistenza passiva: è una deriva autoritaria che colpisce i più fragili e ignora la funzione rieducativa della pena” ha continuato Rando.
“Anche laddove si interviene su temi importanti come l’usura o le vittime di mafia, il decreto resta inefficace: mancano gli investimenti, si eludono le vere priorità. Poteva essere un’occasione di rafforzare le misure preventive e interdittive, e invece il Governo le indebolisce. Questo non è un provvedimento per la sicurezza dei cittadini, ma un manifesto ideologico che sostituisce il diritto con la repressione. La sicurezza, quella vera, è un valore per tutte e tutti” ha concluso la senatrice.