di Luigi Zanda
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Presentare un numero inaudito di emendamenti, più di 8.000, e quasi 1000 richieste di voto segreto non significa cercare di migliorare la riforma costituzionale ma solo tentare di bloccare il lavoro del Parlamento.
Ho avanzato ben sei appelli affinché i gruppi parlamentari prendessero atto della situazione di immobilismo in cui il Senato si trova da giorni e ritirassero gli emendamenti meramente ostruzionistici; ho chiesto in conferenza dei capigruppo, e anche pubblicamente, che tutte le forze politiche decidessero insieme la strategia più opportuna per un dibattito che fosse costruttivo, ma anche proficuo e conclusivo. Nulla, tutte le mie richieste sono cadute nel vuoto.

Era inevitabile, quindi, ricorrere al contingentamento dei tempi dedicati alla discussione del provvedimento. Una possibilità sancita dal Regolamento del Senato che tutela certamente i diritti delle minoranze ma anche quelli della maggioranza, evitando così che l’opposizione a un provvedimento si trasformi in sterile ostruzionismo, portando a un’inconcludente contrapposizione verbale.
Abbiamo lavorato per quattro mesi in commissione e il testo è cambiato profondamente dall’iniziale disegno di legge presentato dal governo.
Ora il dibattito è in Aula e lì si deve svolgere, votando e contando favorevoli e contrari alle varie proposte sollevate dalle opposizioni. Questa è la democrazia parlamentare. E se si vuole cercare un accordo non si fa con la pistola puntata di 8000 emendamenti e quasi 1000 voti segreti.
Un’ultima osservazione. Mi impressiona quando Camera o Senato diventano un luogo di urla, insulti, schiamazzi, quando i parlamentari perdono quello stile che è sostanza e che dovrebbe sempre contraddistinguerli. Ieri ho purtroppo ascoltato espressioni luride, paragoni inaccettabili tra il Senato e Gaza.
Le opposizioni in democrazia non dovrebbero comportarsi in modo tanto vergognoso. Perché si possono far valere le proprie ragioni solo se si è capaci di esporle con pacatezza e ragionamenti seri. E credo che, alla fine, quegli insulti siano un danno in primo luogo per chi li pratica.