“Il finanziamento delle missioni italiane all’estero nel nostro interesse” deve “continuare con il rigore e l’attenzione che ha avuto in passato” e “l’auspicio è che ai nostri militari non mancheranno mai sicure direttive di missione e il sostegno determinato di tutte le istituzioni in patria”. Lo ha detto la Senatrice Tatjana Rojc, componente della Commissione Difesa del Senato, intervenendo questa mattina alla tavola rotonda ospitata nella sede InCE (Iniziativa Centro Europea) di Trieste dal titolo ”Unifil mediatore tra Israele, Libano e Hezbollah. 2009-2019: nuovo scacchiere geopolitico a dieci anni dall’offensiva ‘Piombo Fuso’ a Gaza”. ”Il nostro Paese – ha ricordato Rojc – è tra i più importanti contributori nella richiesta concreta di quella che potremmo chiamare sicurezza collettiva, e lo è sia in termini di uomini impiegati sia in termini di contributo finanziario”. In questi decenni, sottolinea, l’Italia ha acquisito un patrimonio di conoscenza, capacità operativa, efficienza, interoperatività di grande rilevanza”. E il ritorno, per la quarta volta del comando dell’Unifil, forza di interposizione delle Nazioni Unite nel Sud del Libano, a guida italiana dal 7 agosto scorso, con l’arrivo del generale di divisione Stefano Del Col, dimostra che l’Italia ”ha individuato forse un metodo di approccio che, nell’area, ha ottenuto risultati positivi”. E in uno scenario in cui la tensione tra Israele e Libano si è nuovamente innalzata in seguito alla scoperta di quattro cunicoli dal Libano a Israele attribuiti a Hezbollah, e il recente annuncio da parte degli Stati Uniti del ritiro delle proprie truppe dalle aree controllate dai curdi nella Siria orientale, avverte Rojc, potranno avere conseguenze di cui è necessario tenere conto. La presenza del contingente Usa, sostiene, ”sarebbe stato finora deterrente a contenere l’espansione dell’influenza dell’Iran fino al Mediterraneo, passando senza soluzione di continuità attraverso l’Iraq, la Siria e il Libano”. Il rischio, afferma Rojc, è che ”potrebbe venire meno una zona cuscinetto cruciale che impediva l’afflusso in Libano di armi moderne e potenti via terra, lungo il cosiddetto ”arco sciita”. Il ruolo dell’Italia come garante di stabilità nei luoghi di maggior fermento e di crisi, conclude la Senatrice, ”non deve mai venire meno”. ”Il finanziamento delle missioni italiane all’estero nel nostro interesse” deve ”continuare con il rigore e l’attenzione che ha avuto in passato” e “l’auspicio è che ai nostri militari non mancheranno mai sicure direttive di missione e il sostegno determinato di tutte le istituzioni in patria”. Lo ha detto la Senatrice Tatjana Rojc, componente della Commissione Difesa del Senato, intervenendo questa mattina alla tavola rotonda ospitata nella sede InCE (Iniziativa Centro Europea) di Trieste dal titolo ”Unifil mediatore tra Israele, Libano e Hezbollah. 2009-2019: nuovo scacchiere geopolitico a dieci anni dall’offensiva ‘Piombo Fuso’ a Gaza”. ”Il nostro Paese – ha ricordato Rojc – è tra i più importanti contributori nella richiesta concreta di quella che potremmo chiamare sicurezza collettiva, e lo è sia in termini di uomini impiegati sia in termini di contributo finanziario”. In questi decenni, sottolinea, l’Italia ha acquisito un patrimonio di conoscenza, capacità operativa, efficienza, interoperatività di grande rilevanza”. E il ritorno, per la quarta volta del comando dell’Unifil, forza di interposizione delle Nazioni Unite nel Sud del Libano, a guida italiana dal 7 agosto scorso, con l’arrivo del generale di divisione Stefano Del Col, dimostra che l’Italia ”ha individuato forse un metodo di approccio che, nell’area, ha ottenuto risultati positivi”. E in uno scenario in cui la tensione tra Israele e Libano si è nuovamente innalzata in seguito alla scoperta di quattro cunicoli dal Libano a Israele attribuiti a Hezbollah, e il recente annuncio da parte degli Stati Uniti del ritiro delle proprie truppe dalle aree controllate dai curdi nella Siria orientale, avverte Rojc, potranno avere conseguenze di cui è necessario tenere conto. La presenza del contingente Usa, sostiene, ”sarebbe stato finora deterrente a contenere l’espansione dell’influenza dell’Iran fino al Mediterraneo, passando senza soluzione di continuità attraverso l’Iraq, la Siria e il Libano”. Il rischio, afferma Rojc, è che ”potrebbe venire meno una zona cuscinetto cruciale che impediva l’afflusso in Libano di armi moderne e potenti via terra, lungo il cosiddetto ”arco sciita”. Il ruolo dell’Italia come garante di stabilità nei luoghi di maggior fermento e di crisi, conclude la Senatrice, ”non deve mai venire meno”.


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