“Giovanni Paolo II innalzò i santi
Cirillo e Metodio a copatroni d’Europa ponendo una domanda
sull’impronta che il cristianesimo ha avuto sullo sviluppo
culturale dei popoli slavi e dunque anche sulle radici della
stessa Europa. Il lavoro evangelico di Cirillo e Metodio ha
lasciato innanzitutto una grande eredità culturale. Ne è un
esempio la tradizione glagolitica che ha profondamente influito
sulla coscienza cristiana della costa dalmata e del territorio
fino alle porte di Trieste e della sua provincia. La liturgia
paleoslava si apriva alla forza della parola sacra dal suono
familiare, piuttosto che al greco o al latino”. Lo ha detto la
senatrice Tatjana Rojc che ieri sera era a Concordia Sagittaria
(Venezia) all’ inaugurazione della mostra “L’eredità di Cirillo
e Metodio. Un progetto per l’Europa”, del Centro Studium di
Gorizia, all’Auditorium T. Rufino.
“Il percorso di Cirillo e Metodio – ha aggiunto la senatrice
– ci induce a far interagire Oriente e Occidente attraverso una
ispirazione individuale che si evolve in aspirazione al dialogo,
in riflessione sull’apporto di quella parte di Europa
misconosciuta allo sviluppo della comune idea di cultura e
umanità. Da loro l’Europa può trarre nuova forza – ha concluso
Rojc – per un’idea ecumenica e unitaria che parli ai popoli e li
coinvolga”.