“Questo ddl apporta delle modifiche, che erano state a loro volta modificate quasi dieci anni fa: le province le abbiamo abolite con voto unanime nel 2016, dopo un lungo confronto non solo con le forze politiche ma anche con i territori. E quindi riproporle oggi è un po’ forzare la mano, in quanto i 219 comuni del territorio più che di un terzo ente elettivo avrebbero bisogno di un sostegno della Regione, che non si cura delle peculiarità dei singoli territori”. Così Tatjana ROJC, senatrice Pd, rappresentante della minoranza slovena in Italia, in merito al ddl costituzionale sullo Statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia, all’esame oggi dell’aula di Palazzo Madama. “Reintrodurre la provincia di Udine per esempio – aggiunge ROJC – non aiuta gli enti locali: si tratta di un territorio molto variegato, con grandi difficoltà per esempio legate alla montagna povera del territorio udinese o alle stazioni balneari. Per gestire anche i confini con Austria e Slovenia, nella ‘cosiddetta’ provincia di Udine non serve la provincia ma un approccio che trovi un raccordo tra i singoli comuni, unificando i servizi e il supporto tecnico: se la Regione ci avesse ascoltato quando abbiamo chiesto l’istituzione di un ufficio specifico per l’aiuto dei singoli piccoli comuni, forse questi avrebbero potuto usufruire meglio anche dei fondi del Pnrr, a cui non sono riusciti ad accedere mancando di personale e quindi impossibilitati a progettare”. “Poi – conclude la senatrice – c’è tutto il discorso legato alla crisi di governo che si è scatenata tra Ciriani e Fedriga, che sta cercando il terzo mandato: ma crediamo che pensare di reintrodurre un terzo organo elettivo, in una regione che ha 1,1 milioni di abitanti, significhi volere soltanto nuove poltrone da distribuire”.

“Un voto contrario nel merito e nel metodo, per evitare che sorgano più problemi e disfunzioni di quelli che il centrodestra in Friuli Venezia Giulia sostiene di voler correggere facendo risorgere le province elettive. La Giunta Fedriga ci ripensi”. Lo ha detto oggi nell’aula di Palazzo Madama la senatrice Tatjana Rojc, in sede di dichiarazione di voto sulle modifiche allo Statuto speciale della Regione Friuli-Venezia Giulia.
“L’abolizione delle province è stata votata all’unanimità – ha sottolineato Rojc – dopo un percorso di riforme avviato nel 2013 e concluso nel 2016. Ci si chiede se dopo neanche dieci anni e nessuna elaborazione del sistema di governo degli Enti Locali questo voltafaccia sia giustificato o sia strumentale. Certo per la specialità regionale è una resa”.
La senatrice dem ha spiegato che “le urgenze dei cittadini e il conseguente impiego di risorse sono altre rispetto alla ricostruzione di enti dai compiti ancora oscuri e dai confini territoriali già contestati” e quindi, ha sostenuto, “il mio, il nostro invito è di ripensarci. In Friuli Venezia Giulia serve una riforma vera del sistema degli Enti Locali, abbiamo l’occasione per fare un passo importante proprio utilizzando la nostra specialità senza forzarla a scopi d’immediato rendimento di posizione”. In relazione al rischio di un “indebolimento della specialità regionale”, Rojc, che è esponente della minoranza slovena, ha indicato anche il pericolo di una “riduzione progressiva del rilievo delle minoranze in un quadro di ‘normalizzazione’. Non posso evitare di riferirmi al fastidio con cui ancora oggi certe forze politiche di maggioranza guardano agli sloveni”.


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