“Sulla norma contro i rave party ci sono state autorevoli opinioni sull’incostituzionalità, sia sotto il profilo dell’urgenza, sia per il contrasto con
l’articolo 17 della Costituzione. E’ stato spiegato bene che si
distingue tra incolumità pubblica e ordine pubblico, mentre la
norma tende a sovrapporre i due profili. Oltre ad esserci
un’indeterminatezza della fattispecie c’è una serie di rischi,
un’esposizione a valutazioni arbitrarie che non sono ammissibili
nelle fattispecie penali. Diciamo che non se ne sentiva il
bisogno di una norma così. Diversi profili di incostituzionalità
rispetto ai quali mi sembra che abbassare la pena edittale sia
del tutto insufficiente”. Così la vicepresidente del Senato Anna
Rossomando (Pd), commenta il primo giorno di audizioni in
Commissione Giustizia dedicate al primo decreto del Governo
meloni, quello che contiene, tra l’altro, la norma contro i Rave
party e la riforma dell’ergastolo ostativo.
A proposito di quest’ultima, osserva Rossomando, “ci si è
concentrati molto sui problemi che pone la normativa
transitoria”. Ma è sulla norma anti-Rave che si è parlato di
più. E “sono state espresse preoccupazioni sulla compatibilità
con l’articolo 17 della Costituzione che parla di libertà di
riunione con particolare riferimento ai luoghi pubblici”. “Sono
stati fatti esempi come le università, le scuole, quelli che si
riuniscono per gioire di una partita di calcio – racconta la
senatrice – e questa norma va cancellata più che riformata visto
che è in contrasto con la Costituzione. Addirittura si parla di
misure dei prevenzione”
“Invece sulle altre questioni -osserva Anna Rossomando – c’è da fare una riflessione. Noi del Pd avevamo presentato una pdl che ovviava ad alcune questione tecniche. Per noi si parte da lì. Qui sono state proposte delle
tematiche quanto alla norma transitoria e all’applicabilità e
quanto alla riforma Cartabia abbiamo detto in tutte le sedi che
è stato un errore rinviarla e che i problemi di attuazione sulle
norme transitorie si potevano affrontare diversamente. Ci sono
due anni per fare i correttivi che servono e noi chiederemo
conto al Governo su cosa intende fare per renderla attuabile e
praticabile”. “Sulle misure alternative, ad esempio, c’è un
compito enorme sull’Uepe (l’Ufficio di esecuzione penale
esterno) e lì vanno impiegate delle risorse. Le riforme –
conclude – si possono boicottare anche stando fermi. E questa
invece è una riforma importante su cui la cultura delle garanzie
ha molte occasioni per misurarsi in concreto”