«È stato faticoso ma necessario. Ora sarebbe da irresponsabili mandare all`aria un lungo lavoro comune», avverte la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, responsabile Giustizia del Pd.

Senatrice, l`accordo già sembrava fatto in Consiglio dei ministri a febbraio. Poi, due mesi di stillicidio. Ora è vera svolta ?

«Il Pd ha lavorato con convinzione per una riforma necessaria e molto attesa. C`è l`accordo sui contenuti con significativi passi avanti da parte di tutti per giungere a un testo condiviso. Ma ora c`è anche la condizione precisa per centrare l`obiettivo: che siano ritirati gli emendamenti non concordati in maggioranza prima che inizino i lavori della commissione Giustizia alla Camera, e che non si voti contro i pareri di governo e relatori».

Ma la Lega non vi ha dato questa garanzia. Cosa accade lunedì, se restano fermi su questa posizione?

«Non si comincia, senza questa garanzia, almeno per noi…».

Potrebbe saltare tutto, ancora?

«Riterrei illogico, e inaccettabile, che la Lega votasse contro gli accordi raggiunti in maggioranza o a favore di emendamenti su cui il governo si dichiara contrario. Sarebbe clamoroso veder naufragare una riforma per la quale era arrivata anche la calda esortazione del Presidente Mattarella, tanto applaudita da tutti».

Salvini userà la riforma del Csm come “ricatto” sul tema fisco?

«Noi ci opporremo a qualunque tipo di strumentalizzazione. Basta usare la giustizia come strumento di offesa nella trattativa politica».

Conti aperti anche con Italia Viva. Ferri, deputato renziano sotto procedimento Csm, vi accusa di farvi dettare la linea da Area.

«Noi, a differenza di altri, non siamo appassionati alle dinamiche delle correnti. Ci interessano le innovazioni della riforma».

Quali, in poche parole?

«Non solo la legge elettorale, che da sola non è comunque risolutiva, ma lo stop alle nomine a pacchetto, la separazione tra disciplinare e nomine, il voto degli avvocati nei consigli giudiziari e l`articolazione dei criteri di valutazione sulla professionalità. Sono alcuni degli elementi innovativi su cui il Pd puntava e che sono nel testo».

Ma questa riforma chiude la disinvolta gestione delle carriere politiche delle toghe: è una vittoria della destra o solo il frutto della crisi della magistratura?

«Nessuna delle due, è responsabilità della politica evitare nuovi casi Maresca. La soluzione trovata è articolata ed equilibrata, in grado di accompagnare il necessario processo di rigenerazione della magistratura».

Avete tenuto il punto sul no al sorteggio e mantenimento del proporzionale, perché?

«Il sorteggio era incostituzionale, punitivo e non ostacolava, di fatto, gli accordi di potere. Ci siamo battuti per il pluralismo delle idee: l`antidoto alle degenerazioni del correntismo. E la quota proporzionale serve».

Avete ceduto sulla separazione delle funzioni: un solo passaggio. Era anacronistico come baluardo?

«A noi piaceva la soluzione Cartabia con due passaggi. La sintesi finale fa salvo comunque un congruo periodo, ovvero dieci anni dopo la prima assegnazione, per scegliere e maturare esperienza. Non è poi previsto nessun limite temporale per i passaggi tra il civile e il penale».

L`Anm è sul piede di guerra: le toghe minacciano lo sciopero, vedono pericolose storture, come la “pagella” del magistrato.

«Non parlerei di pagella. E, comunque, credo in generale sia un giudizio ingeneroso. A tutela delle libertà del cittadino vanno garantite autonomia e indipendenza della magistratura, ma non si può partire dalla conservazione dell`esistente».

Anche sul decreto Presunzione di innocenza vince la linea dura. Non le sembra un bavaglio alle Procure?

«No, ma vigileremo. Anche qui abbiamo un` importante sfida: contrastare la spettacolarizzazione del processo senza limitare il diritto di informazione».

 


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