“Siamo di fronte a una riforma su cui fin dall’inizio il ministro Nordio ha detto che non si sarebbe cambiata una virgola e così è stato in commissione. Ma in realtà non stiamo neanche discutendo della separazione delle carriere, perché non è questo il vero obiettivo. È stato usato questo titolo per fare la riforma della magistratura, ovvero dell’equilibrio tra i poteri dello Stato. Si interviene su tre punti principali: sorteggio, introducendo il sistema dell’uno vale l’altro al posto della competenza e attaccando un principio fondamentale che non piace alla maggioranza, quello della rappresentanza, poi spezzettamento del Consiglio superiore della magistratura e sottrazione del disciplinare. Ne risulta un Csm delegittimato e colpito nella sua autorevolezza. Quanto all’assetto istituzionale del Pm, anche dagli interventi della maggioranza, abbiamo appreso che stiamo andando verso un pubblico ministero avvocato dell’accusa con ‘super poteri’ senza controllo. Si riesce, quindi, nello straordinario duplice obiettivo: se la norma rimanesse così, saremmo di fronte al contrario del garantismo, perché con un suo Csm, sarebbe un organo senza bilanciamenti che diventerebbe una corporazione ancora più autoreferenziale. Se invece, per rimediare, lo si ponesse sotto l’esecutivo, ovviamente i cittadini sarebbero ancora meno garantiti”.

Lo ha detto in aula la vicepresidente dem del Senato, Anna Rossomando.


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