I franchi tiratori hanno una cattiva fama. Eppure, hanno sempre curato il bene della Repubblica. Per merito loro-sono stati eletti i migliori presidenti. Oscar Luigi Scalfaro fu eletto dopo aver impantanato la candidatura Forlani. Il grande Luigi Einaudi fu eletto contro il conte Sforza che aveva già scritto il discorso di investitura. La regola è confermata anche al contrario. Senza franchi tiratori, alla prima votazione, al Quirinale andò Cossiga che poi divenne il Picconatore delle istituzioni repubblicane. In quel geniale partito che era la Dc i franchi tiratori svolgevano una funzione moderatrice, di equilibrio e di saggezza, contro le decisioni rigide delle segreterie dei partiti. Almeno per una riconoscenza storica, quindi non bisognerebbe più chiamarli franchi tiratori bensì i saggi grandi elettori. D`altronde, l`elezione del presidente è forse il momento più creativo della vita parlamentare, è l`occasione dell`invenzione politica che nasce da imprevedibili decisioni dei rappresentanti del popolo. Compito dei dirigenti in tali passaggi è niente di più e niente di meno che convincere i parlamentari. Non si può dire che stavolta ce l`avete messa tutta, lo dico a Bersani con la stima che gli porto da sempre. Sinceramente, non mi avete convinto. Ho capito che siete mossi da buone intenzioni, cioè dall`esigenza di trovare un’ampia coesione nazionale nella scelta politica fondamentale per il Quirinale. Ho ascoltato tanti amici in questi giorni che me la spiegavano con argomenti limpidi. Più fastidiose, invece, mi sono risultate le lezioncine di alcuni dirigenti che anche nel 2006 ci spiegavano, con la stessa sicumera di oggi, la necessità di occupare tutte le massime cariche istituzionali: Marini alla presidenza del Senato e poi la Camera, il Quirinale e Palazzo Chigi. Con quelle decisioni si rinunciò al piccolo vantaggio numerico al Senato e si diede un colpo mortale al governa Prodi. Eppure a quel tempo maggioranza e opposizione avevano raccolto quasi quaranta milioni di voti e sarebbe stata sensata una scelta condivisa sui massimi incarichi istituzionali. Ma oggi Pd e Pdl non raggiungono neppure la metà dei consensi degli italiani aventi diritto al voto (solo 19 milioni su 46 milioni di elettori). C`è un`altra metà – non solo Grillo, ma gli astenuti e le liste minori – che ha fatto sentire il malessere e talvolta anche il disprezzo verso il sistema politico nel suo complesso. `Di quale coesione nazionale stiamo parlando? Se ci chiudiamo nel recinto dell`accordo tra Pd e Pdl non ci sarà alcuna pacificazione, ma si accentuerà la frattura tra la politica e una parte grande dell`elettorato. Per ricercare l`autentica coesione nazionale si deve parlare sia agli elettori che hanno scelto i partiti sia a quella metà del popolo italiano che li ha severamente sfiduciati. Il Pd dovrebbe essere protagonista di un`ampia riconciliazione del popolo con le istituzioni repubblicane. Sarebbeun motivo di fiducia nell`avvenire, dì cui il paese ha grande bisogno. A tal fine dovremmo candidare al Quirinale una personalità di caratura internazionale, perché si può uscire dalla crisi solo rafforzando il prestigio dell`Italia nel mondo. Oppure una personalità di garanzia che per le competenze e per le passioni civili che esprime possa ribadire la sovranità della Legge, ormai tanto vilipesa a tutti i livelli della vita nazionale. Diversi nomi in agenda consentono di cogliere questi risultati, ad esempio: Prodi, Rodotà e Zagrebelsky. Nel clima di fiducia creato da simili scelte sarebbe più facile costituire il governo che andiamo cercando. Al contrario l’accordo col Pdl ci porterebbe nel pantano delle insidie e dei voltafaccia berlusconiani che dopo venti anni dovremmo aver imparato a evitare. I nomi delle personalità che ho appena richiamato sono già all`ordine del giorno e potrebbero raggiungere il quorum alla quarta votazione. Quindi, non capisco perché ci dobbiamo precipitare a eleggere il presidente al primo voto. Quando vado in un ristorante famoso per i secondi piatti di grande qualità, di solito mi tengo leggero sulla prima pietanza che mi viene offerta. Non mi appesantisco con una scelta frettolosa.
Intervento pronunciato giovedì 18 aprile dal senatore del Pd Walter Tocci in difesa della sua scelta di votare contro il primo dei candidati proposti dal Pd per la presidenza della Repubblica, Franco Marini.
Intervento pronunciato giovedì 18 aprile dal senatore del Pd Walter Tocci in difesa della sua scelta di votare contro il primo dei candidati proposti dal Pd per la presidenza della Repubblica, Franco Marini.