Investire nella professione
giornalistica per rinnovarne il ruolo di presidio dello stato di
diritto, rendendo il giornalista un soggetto sempre piu’
qualificato. Una necessita’ sottolineata nel corso della
presentazione del libro di Guido Camera ‘Lezioni di diritto
dell’informazione e deontologia della professione
giornalistica’, pubblicazione della serie ‘I quaderni
dell’Ordine’. “Abbiamo regole deontologiche di rango secondario,
raccolgono le regole piu’ vicine alla professione. Manca una
definizione normativa di cosa sia giornalista e di cosa sia
interesse pubblico”, spiega Guido Camera. “Come dice la
relazione della Commissione Europea sullo stato di diritto, se
si vuole garantire l’informazione bisogna dare risorse adeguate.
Il giornalista qualifica lo stato di diritto. Mi piacerebbe si
dicesse con chiarezza che ruolo devono avere i giornalisti in
questo Paese”. Per il senatore del Partito Democratico, Filippo
Sensi, servono “risorse, formazione e informazione” quella del
giornalismo “non e’ piu’ una dimensione gestibile a livello
nazionale perche’ e’ una dimensione planetaria. C’e’ la
questione delle piattaforme e dei contenuti generati dagli
utenti. E’ svuotare il mare col secchiello. E’ una sfida
asimmetrica, geopolitica. Molto spesso, l’obiettivo e’ talmente
alto e ampio che un po’ ci scoraggia e spaventa”. Per il
senatore dem “investire sul ruolo del giornalista vuole
dire anche investimenti economici”. Infatti, “la situazione
drammatica dal punto di vista economico si ripercuote sulla
ricattabilita’ del giornalista”. Il quadro generale, infatti,
vede un “primo fronte dell’informazione rappresentato da free
lance e contratti a termine”. La sfida e’ quella della verifica
della notizia e della “coscienza critica” del giornalista che
garantisce l’informazione di qualita’. A questo proposito il
parlamentare Pd ricorda quanto avvenuto nel recente attentato a
Donald Trump. “Era stato indicato come attentatore uno youtuber
ultra’ della Roma. Ha fatto il giro del pianeta. Ma questa
dimensione non deve spaventarci”. Quello che deve preoccupare,
al contrario, e’ il clima che si respira nel Paese nei confronti
degli ‘operatori dell’informazione’.
“Io sento in parlamento, ed e’
trasversale, un’aria di vendetta nei confronti del giornalismo.
Questa cosa la sento”, sottolinea Sensi. “Ognuno per una sua
ragione. Su questo dobbiamo stare molto attenti. Perche’ questo
desiderio di vendetta non e’ solo della maggioranza, ma delle
forze parlamentari che pensano di tutelarsi minando il residuo
potere dell’informazione”. UN focus particolare e’ stato fatto
sul giornalismo giudiziario, grazie alla testimonianza di Ilaria
Cavo, parlamentare di Noi Moderati e cronista: “Per vent’anni mi
sono occupata di casi di cronaca, mi sono trovata indagata, in
situazioni di computer sequestrati, perche’ avevo diffuso degli
audio di un omicidio. Il problema non era che c’era un killer in
giro, ma che avevo diffuso degli audio. Nell’affermare il
diritto di cronaca, però, c’e’ anche il politico che analizza
gli eccessi. Mi riferisco ai limiti sulla possibilita’ di
utilizzo delle intercettazioni. Lo dico con grande moderazione
essendo stata assieme al mio gruppo di Noi Moderati contro
l’emendamento che prevedeva il carcere per i giornalisti che
commettevano reato di diffamazione. Gli eccessi sono sotto gli
occhi di tutti: persone che durante le fasi delle indagini
preliminari sono state condannate” a mezzo stampa. “Un
equilibrio va trovato. Pezzo dopo pezzo. Certo, avendo anche
presente il tema della condizione, della professione e il tema
dei contratti. Di fronte a certi eccessi, questo libro prevede
anche norme indirizzate alla parte pubblica e non giornalistica.
Io credo che ci sia necessita’ di equilibrio, ma che ci sia
anche necessita’ di intervento”. Su quetso, Sensi sottolinea che
“formazione e informazione vanno insieme. Guido Camera nel libro
parla di formazione di anticorpi: gli anticorpi sono in campo a
una responsabilita’ e una responsabilizzazione dei giornalisti.
Bisogna capire che in quelle categorie fragili ci sono
giornalisti stessi. Oggi la categoria dei giornalisti e’
indebolita nell’autorevolezza. Nell’aggressione al giornalista
della Stampa c’e’ l’idea che il giornalista e’ un ficcanaso.
Nelle assemblee piu’ violente e’ additato come infame. E’ una
categoria impoverita, non difesa, di scarsa considerazione
sociale, disincentivata a lavorare. Queste persone qua oggi in
Italia sono categorie a rischio. Noi stiamo affidando l’ossigeno
della democrazia a una categoria sotto schiaffo”, conclude
Sensi.


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