Filippo Sensi, senatore Pd, ex spin doctor di Renzi e Gentiloni premier, che video è stato quello di Berlusconi?
“Efficace, per il suo pubblico. Credo avesse due obiettivi. Il primo: esserci, la presenza. Della serie: la tigre è ancora viva. Voleva rassicurare. Non è un caso che abbia cominciato con quell’eccomi, che non è il cucù dei bei tempi, ma un attestato: ho superato la crisi. Il secondo obiettivo: essere in charge, cioè dimostrare leadership”.

Il re è vivo.
“Tutta la convention era costruita attorno a questo momento. Impossibile non notare che il momento del video coincideva con l’incoronazione di re Carlo. Le dirette televisive hanno dovuto staccare, per deviare da Londra a Milano. Su Twitter impazzava infatti una frase: il ritorno del re”.

Per giorni si parlava di un audio. Invece ancora una volta Berlusconi ha scelto l’immagine.
“Un’apparizione pensata come un’epifania. L’inizio è stato trasognato, quando ha detto: che ci faccio io qui? Tipo smemorato di Cologno, come se ci fosse stata un’intermittenza nella programmazione del berlusconismo. Anche il set era il messaggio. A partire dal mezzo scelto: il video-messaggio, cioè il momento aurorale della discesa in campo”.

Con tutti i dettagli del caso.
“Certo. Era vestito da Berlusconi, con la camicia blu che ormai indossa al posto della camicia bianca e la cravatta a pallini. E poi accanto aveva i libri, la summa del suo pensiero politico. Poi i fogli bianchi, con gli evidenziatori di diversi colori. Come se fosse ancora una volta alla scrivania di un amministratore delegato. Un’altra evocazione del decisionismo manageriale del Berlusconi anni ’90. Il bicchiere d’acqua era l’unica testimonianza della fragilità dell’uomo”.

Non è stata nascosta del tutto la sofferenza.
“Sì, si notava la voce più roca, gli inciampi, le difficoltà nell’eloquio. Le pause. In questo senso va letto anche il riconoscimento agli avversari, come momento di fair play. Ma qui la malattia non era drammatizzata. Il San Raffaele in fin dei conti era sparito. Il messaggio serviva, al contrario, a scaldare i cuori di un popolo sbandato. Bandiere, musiche, standing ovation”.

Il ricordo della mamma. Della discesa in campo. È stato anche un po’ un manifesto per i posteri?
“È stato un compendio del berlusconismo, un Bignami, per ricordare anche agli alleati: il centrodestra sono io, l’ho inventato io. Il sol del passato, facendo una citazione del film di Moretti. Una sorta di Greatest Hits dell’era berlusconiana. Non potendo più rivendicare la leadership della maggioranza, Berlusconi ne rivendica la titolarità. È stata importante la sottolineatura europeista, un messaggio alla Lega, probabilmente. Forse l’aspetto più nuovo è stato il riferimento alla Cina, quando ha detto: ci ritroveremo a studiare cinese nelle scuole. Mentre la Russia è diventata innominabile”.

Immancabile il riferimento ai comunisti da battere…
“Un riferimento al passato. Questo evidenzia anche l’obsolescenza dell’operazione, il superamento nei fatti di questa tecnica. Non c’era nessuna battaglia nuova, aggiornata. Era il solito sole in tasca di trent’anni fa”.

Il paragone con i santi laici?
“Un finale quasi teologico. Se l’inizio era un po’ nella nebbia del che ci faccio qui, la parte finale era un po’ un excelsis Deo, in cui tutta Forza Italia era trasfigurata in un gruppo di santi che attraversano il mondo portando la loro battaglia di libertà, naturalmente negletti. Potrebbe produrre, questo video, un piccolo salto nei sondaggi. Ma in fin dei conti, parlo dal punto di vista politico non certo personale, mancava il futuro”.


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